La osservo, in questa serata grigia di pioggia indecisa, nuvole basse, suole consumate che si sottraggono alle strade consuete. Osservo, restando ferma ai bordi della creusa[1], la limaccia, lumassa bousa[2], e relativizzo alla mia immobilità il suo moto. Procede impercettibile, implacabile e inconsapevole, neppure conscia, nel suo riproporsi, di una precarietà che sa di eterno. […]