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Racconti

Angela che si gettò dalla finestra

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Noi non lo vedremo, l’impatto. Noi, no. Noi dividiamo ancora, pazienti come la tartaruga di Achille, come la freccia che non vuole infilare il bersaglio, noi dividiamo ancora l’ultimo segmento prima dell’impatto. Ancora l’ultimo, e metà dell’ultimo, e metà ancora, dell’ultimo. Noi, non lo vedremo l’impatto. Noi la lasciamo prima, lei, molto prima, risaliamo al davanzale ancora caldo della sua mano, rifacciamo il tragitto ancora pieno del suo grido. Ci issiamo su, per la finestra spalancata, nella stanza vuota, ovunque tracce della tragedia, chiazze di vomito, il gas è aperto e sibila, aperta è la porta d’ingresso e sbatte. Lì c’infiliamo, l’uomo è già per le scale, lo raggiungiamo, lì, dove lui è e non è, ogni scalino ogni scalino inventariando – intento – intento a dividere a moltiplicare, paziente, scrupoloso, intento, enormi somme di spazio. Ora, noi, lo fermiamo. Per sempre.

Lui: “Non importa. Purché io, arrivato in tempo, abbia steso le braccia, l’abbia accolta tutta in me – una volta – sia caduto con lei sul selciato sia ritornato lentamente in casa tenendola tra le braccia, sgridandola, perdonandola io per il male fattomi, lei perdonandomi, io l’abbia convinta a non gettarsi più, a non essersi mai gettata”

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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