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Asperger Autismo

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Autiritratto di aspie che non sopporta di guardarsi allo specchio

Sì, ho la sindrome di Asperger. Faccio parte della larga banda di autistici che sono in grado di leggere, scrivere, far di conto – che magari sono persino molto intelligenti. Ma facciamo ridere, siamo strambi. Facciamo ridere soprattutto un leader politico che ci usa come insulto.
Io ho fondato e dirigo questa rivista. Con tutto il mio essere autistica. Io sento odori, sapori, ritmi, percezioni moltiplicati per mille rispetto alla norma. Io non so dire bugie.
Ecco cosa dice delle persone come noi la dottoressa Priscilla Bernardi: “ Tendono ad essere sincere, a dire ciò che pensano, e ad essere se stesse, presentandosi il più possibile lontano da ogni finzione, a costo di essere fuori posto o fuori luogo… La loro capacità logica permette loro di concentrarsi sulla soluzione dei problemi con più attenzione della media e i loro pattern di pensiero, il modo in cui velocemente collegano le informazioni e le osservazioni e le sfumature che altri non noterebbero può risultare molto affascinante. Nonostante la logica stringente e talvolta la rigidità, la persona Asperger può essere estremamente creativa e avere idee molto originali e innovative, proprio grazie a questa capacità di collegamento di elementi apparentemente molto distanti tra loro”.
Sì, però tendiamo a prendere per vera qualunque bufala ci venga propinata, perché crediamo voi siate tutti ingenui come noi. Fatichiamo molto a stringere le mani e guardare negli occhi perché abbiamo paura di voi. Odiamo guardarci nello specchio perché abbiamo paura di noi. Siamo autoironici ma non sopportiamo la satira. Facciamo gaffes una dietro l’altra – non siamo per niente simpatici, ma in compenso siamo affascinanti. Spesso vi innamorate di noi, e poi scoprite di non poterci accettare, di volerci cambiare. Ma non si può.
E tante altre cose. Noi Asperger siamo esseri umani completi. Ma diversi. Siamo spesso molto in gamba, ma voi ci trovate ridicoli, o arroganti. Ci deridete. Oppure fate i buoni e ci considerate “poveri handicappati”.
Non siamo da compiangere, ma da rispettare. Noi viviamo il dolore in tutte le sue sfumature.

Giovane fotografa antipatica ma bellina che non sa di essere autistica

Giovane fotografa antipatica ma bellina che non sa di essere autistica

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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