L’amore sono gamberi lessi e purè denso mangiati con le dita, vino rosso senza bicchieri, scaglie di cioccolato fondente tra le lenzuola. Una calza nera opaca appesa alla sedia, l’altra sulla lampada, e nessuna cravatta. È la tua voce da cantastorie, che scorzando mandarini evoca grilli e imbroglia: «Hai una testa così bella che la […]
Le parole, anche le parole che elogiano, accarezzano, avvicinano, sottostanno spesso al maleficio dell’inadeguatezza Premature o sfibrate dal ritardo, troppo bambine o corpulente, legnose e sghembe T’interroghi e assolvi: non hai chiesto la luna. Solo la tua parola – rotonda, lucente, perfetta. Salvifica ed eterna come un talismano. La stessa che speri da sempre, come […]
Nel viottolo della città dell’esilio, improvvisa e pungente come un sintomo una scheggia di desiderio. Di un colore mai più osato, di un profumo alle rose, di un paio di stivaletti vermigli con il tacco, di imbarco, di mercato delle spezie, di sabbia che scalda, di leggere sul bordo di una piscina termale guardando la […]
Le valigie non sono più di lega ultraleggera dal marchio brevettato e bicolore telone cinese. Diventano – forse tornano – scirocco, tungsteno, fango. Raso, salino, firmamento, briciole del room service. Ossa, e un poco carne. Le valigie sono come appunti su fogli gialli e note dell’i-Phone. Dovrebbero volare, invece si sono fatte casse, stipi di […]
In principio furono un frigorifero e un’attrice trentatreenne, Christina Ricci, precocissima diva della Famiglia Addams. Finita in un cono d’ombra, per ritrovare la celebrità perduta si è immortalata prima con il deretano nell’oblò di una lavatrice, poi ripiegata fra yogurt e cibi light in un frigorifero lillipuziano – non per lei, orgogliosa petite di 1,55 […]
____________Muri a stucco: catacomba Tempobuio soloveglia Scheggia specchio sottocarne Lampadario stilla sangue, giù sul letto a precipizio Pozzo spoglio di rintocchi Caldo pece, non più inverno da far larva in mezzo ai panni Scalcia scalcia coltri colla Vetrofuso, maglio, morsa tra l’astragalo e l’occipite Ninna dondola ginocchia, come uova biancostruzzo Ore troppe, le lancette sono […]
Appena si faceva stagione, salivano i contadini, baldanza di dialetto o faticato italiano, gli stessi che d’inverno portavano lepri e fagiani dal sentore pungente per le cene dei grandi, conigli acefali, che lo spavento ti tallonava anche a notte, faraone con le zampe a bouquet mulinanti. Ma adesso la bambina ombrosa si schiude alla contentezza: […]