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Buongiorno Sono Matteo Renzi

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Buongiorno, cari italiani.
Sono Matteo Renzi. E ho appena preso una legnata memorabile. Me l’avete data voi.

In pubblico non ho battuto ciglio, ho fatto un bel discorso di commiato, ma dentro di me ero devastato. Sono andato da uno psicologo di Fucecchio, gli ho parlato, e lui mi ha detto: ho una cura per te. Per cominciare, devi dire la verità.
Eccomi, allora. Sono costretto a dirvela. Per curarmi.

Mi ripresento: sono Matteo Renzi. Sono quello che molti definirebbero uno stronzo. Anzi, fate conto che lo sia. Sono cattivo, cinico e vendicativo. A volte un vero bullo. Inoltre amo il potere. Sono ambizioso, mi sono fatto largo a spallate, ho detto agli amici “stai sereno” e poi li ho sfrattati da Palazzo Chigi. Amo ascoltarmi, anche quando parlo inglese.
In questi due anni vi ho raccontato molte cose.
Voi non mi avete creduto. All’inizio sì, ma ora non più. Lo psicologo mi ha detto: certo, perché prima ascoltavi, e capivi al volo, poi hai pensato che ormai sapevi tutto e hai smesso di ascoltare. Le persone non credono a chi non le ascolta.
Beh, lui non lo sa, perché non è affar suo, ma non è che tutto quello che dicevo fosse vero. Anzi lo sa, altrimenti non mi avrebbe prescritto di spiattellare tutta la verità.

Di bugie ne sentite ogni giorno. Alcune forse sono più grosse delle mie. Però voi siete incazzati neri. Lo eravate anche prima, per sta cazzo di crisi, ma adesso siete incazzati con me. Prima pensavo: molti nemici , molto onore (non ricordo chi l’ha detto, secondo lo strizzacervelli è una rimozione). Però caspita, adesso sono veramente troppi. Troppi pure per me.
Ciò non toglie che anche costoro vi dicano bugie.

Di quelli che di voi sono giovani, il 75% ha votato NO. Il 75%!. Che batosta! Allora, c’è quel comico che promette una cosa che si chiama reddito di cittadinanza. E’ una cazzata. Reddito – lo so anch’io – è una cosa che deriva dal lavoro, da un’attività che crea quella ricchezza. Questi bischeri invece vogliono darla senza che ci sia dietro un lavoro. Non ce la faranno mai.
Però lo capisco, uno che ha trent’anni, che ha studiato più di me, che si è fatto un culo come un paiolo, e poi se gli va bene va a servire hamburger al fast food, pensa che se ci fosse quella roba potrebbe dargli una mano. Sentir parlare di reddito di cittadinanza può fargli tornare il sorriso. Anche se non ci crede fino in fondo,la speranza è gratis. Dovevo accorgermene.

Poi c’è quell’altro. Il milanese. Sempre incazzato. Il quale dice che gli stranieri, gli extracomunitari rubano il lavoro agli italiani. Che lo stato non ha una lira da spendere, ma spende soldi per loro. Altro che bugia, una menzogna da vomito. Io non sarei mai arrivato a tanto. Anzi, quando ogni giorno la Marina salvava la gente in mare, qualcuno mi diceva: guarda che così perdi voti. Che dite, dovevo essere ancora più stronzo e buttarli a mare? Non ce l’ho fatta. In ogni caso quel tipo lì, quello con la barbetta, le sue cazzate le dice belle grosse.

Poi c’è il vecchio. Che sembrava morto, per l’ennesima volta, e ora sta rientrando in gioco alla faccia mia. Lui di promesse a cavolo ne ha fatte a tonnellate, per vent’anni, e infatti appena sono arrivato io gli ho subito fregato un sacco di voti. Ora molti di voi dicono che io sono uguale a lui.
E’ una fesseria. Però in una cosa sono stato uguale: nell’ostentare ottimismo.

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Avevo fatto un ragionamento: c’è una crisi nera, la gente è sfiduciata, arrabbiata, allora bisogna lanciare dei messaggi ottimistici. Dire: ne stiamo già uscendo, coraggio.
Solo che non era la verità. Per questo non ha funzionato.
Il fatto è che voi, che non siete stupidi ma siete incazzati, che il comico, il razzista e il vecchio vi mentissero lo percepivate. Poi però avete capito che anch’io mentivo. E allora, favola per favola, è normale che uno si scelga quella con il lieto fine.

La verità era un’altra. Che dopo decenni di sprechi, di regalie elettorali, di malfunzionamento di una macchina che richiedeva sempre più benzina, mentre la benzina scarseggiava, siamo diventati tutti più poveri. E così, quando è arrivata la crisi, non è stato come un raffreddore, un’influenza che la curi qualche giorno e poi ti rialzi bello pimpante. Perché già prima non eravamo belli pimpanti. Anzi eravamo a pezzi. Se il fisico è debilitato ci vuole molto tempo, poi, per rimettersi in piedi. Era meglio dirlo. Molto meglio.

Era meglio dire che nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno io, che se siete incazzati lo sarete ancora per un bel pezzo. Che lo stato non può più creare il lavoro che non c’è, ma nemmeno può mettere altre tasse. Che ne usciremo, certo, ma quando non si sa.
Io vi ho fatto credere che ne usciremo domattina.
E dovevo anche dirvi che da solo non ce la faccio. Che neanch’io ne sono capace. Ho visto degli ostacoli, una giungla inestricabile, e ho provato a eliminarli con il napalm, ma così ho rischiato di creare il deserto. Di fare un Vietnam. Invece, pure con quelli che mi volevano morto dovevo parlare. Mi servivano anche loro.

Adesso so che era molto meglio dirvi le cose come stavano. Penso che mi avreste creduto, anche se non vi sarebbe piaciuto ascoltare la verità. Che la verità vi avrebbe aiutato a non credere alle bugie degli altri. Non mi sono fidato di voi. Poi non posso lamentarmi se voi non vi siete fidati di me.

Sì, lo so, poi c’è quella faccenda del giglio magico. Che un po’ è anche quella una favoletta, non mia, che vi piaceva tanto ascoltare. Vi rivelo una cosa: quelli là, e quelle là, non contavano un cazzo. Contavo solo io. Quindi è inutile che ve la prendiate con loro, prendetevela con me. Però una cosa è vera: forse c’era di meglio in giro. O magari, se questi erano bravi ragazzi, che lavoravano con buona volontà, potevo affiancargli gente con più esperienza. Anche se non era delle mie parti.

Ora lo psicologo dice che devo darmi degli obiettivi nuovi, sennò sbrocco. Mi dice anche: non devi fingere di essere un altro. Devi essere te stesso e devi dire la verità, perché alla fine la verità paga.
Poi mi ha detto: anch’io ho delle paure. Quali, gli ho chiesto.Questo mondo che va rotoli. Quest’aria irrespirabile. I populisti, i fascisti, gli squadristi, gli urlatori. Quello lì in America, l’ ungherese, quelli che verranno in Francia, e questi altri pazzi in Italia. Che possono combinare disastri inenarrabili.

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Così, senza volerlo, mi ha suggerito l’ obiettivo. Fermarli. Che forse non è del tutto nuovo, solo che prima pensavo che stando io a Palazzo Chigi loro fossero già battuti. Purtroppo non era così e ora sono fuori, e c’ho un bel casino nel partito.
Solo che io a Palazzo Chigi ci vorrei tornare. Sì, sì, avevo dichiarato che addirittura avrei lasciato la politica, ma ve l’ho detto, ero bugiardo, no? E poi c’è certa gente in malafede a cui darla vinta mi pare proprio un delitto.

Quando ragiono così, il dottore mi dice: occhio, stai ancora mettendo avanti il tuo ego. Ma diamine, gli replico, che altro obiettivo posso darmi? Fare il sindaco a Pontassieve? Aprire un bar? Vendere auto? ‘Un c’ho miha settant’anni!
D’accordo, risponde lui, ma se ti prefissi un traguardo fallo per realizzare qualcosa, non solo perché serve a te. E fallo dicendo la verità.
Bene, così va bene.
Allora ricomincio.

Sono Matteo Renzi, sono un stronzo, un bulletto ambizioso , antipatico, ho un tremendo desiderio di potere , sono cattivo, vendicativo, arrogante, e ho appena preso una batosta tremenda.

Ma non sono più un bugiardo.
Non racconto più favole.
Siamo nella merda e ci resteremo per un po’. C’è di peggio: stiamo per cadere nella mani dei più grandi spalatori di merda mai visti sulla scena. Ma io, stronzo, vendicativo, ambizioso e arrogante, posso tirarvi fuori dalla merda, perché posso ancora batterli.
Posso farcela .

Quindi, cari italiani che mi avete appena dato una legnata, non vi chiedo di amarmi. Di trovarmi simpatico. Vi chiedo solo: fatemeli battere.
Poi sceglietevi chi vi pare, che lo so che alla fine non ne potrete più di me. E, devo dire, anch’io mi sarò rotto i coglioni di voi .

Vostro Matteo Renzi

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