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Amore ma anche no

Capodanno pussa via

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Foto di Giovanna Nuvoletti

Io lo odio il capodanno. È il giorno dopo il 30 dicembre, il più spaventoso anniversario della mia vita.

Riempio i bicchieri bolliciosi di stupide lacrime. Dal 1966.

Sto in mezzo alla gente festante e abbaiante, perché la solitudine e il silenzio mi spaventano ancor di più. Ma odio tutti quelli, lì, che ridono, ballano e si divertono. Mi ficco in un angolo con le mutrie malinconiche ─ non sono mai la sola ─ e chiusa come loro nei neri pensieri, mi abboffo di lenticchie di Castelluccio.

Nulla ha senso, la notte ci avvolgerà per sempre. Unico vero è la morte, che ghigna nelle smorfie idiote degli ubriachi, spunta dietro le facce plasticate e impiastricciate delle dame.

 

Finisce l’anno, e Lei si accoccola alle nostre spalle, paziente.

Il sole è spento e chi l’ha spento sei tu, mamma.

Fuori già turbinano i fuochi artificiali, tagliando la notte infinita, e bottano i botti spaventando i cani, mentre mi tappo l’orecchia.

Rubo del whisky, ché lo champagne fa ruttare.

Urlate, saltate starnazzate pure con quelle boccacce beanti, agitando bottiglie al cielo indifferente, tanto l’anno nuovo non verrà mai, lo avete capito? È sempre quello vecchio che ritorna, e gira intorno a noi – fissi per sempre in una eternità di nulla.

Prosit.

 

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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