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Musica

Musicale alchimia

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XVIII° secolo, musicista e prolifico compositore, morì in povertà e fu sepolto nella fossa comune del cimitero di Vienna. Mozart?
No, questa è la storia di Lucio Antonio Vivaldi, il Prete Rosso.
Genio amato e disprezzato in egual misura. Stravinskij lo derise «Ha composto quattrocento volte lo stesso concerto». Bach lo ammirava al punto di fondersi con lui in alcune composizioni per organo.
Con il suo giovane concittadino Casanova, condivise, oltre l’amore per le putte locali, le modalità di una calunnia subita. Era usanza, a Venezia, introdurre denunce anonime all’interno di alcune bocche di leone (o bocche della verità) murate sulle pareti esterne di Palazzo Ducale. In una di queste, il Prete Rosso, venne accusato di aver partecipato a rituali alchemici, mescolando musica e stregoneria, dove il diavolo in persona avrebbe presenziato per forgiare un oggetto demoniaco: un oboe di candido avorio! Che timbro avrà avuto essendo fatto interamente d’avorio invece del consueto legno di bosso? Si disse, in altre denunce anonime, che, al suono dello strumento, si sarebbero verificati fenomeni soprannaturali!
Le autorità non potevano certo permettere che fosse turbato l’ordine, ancor meno per l’alleanza tra uno strumento del demonio e la musica di un prelato. Per evitare lo scandalo Vivaldi fu così, in gran silenzio, allontanato da tutti i suoi incarichi e isolato.
Sfortunato Lucio Antonio; precursore di Paganini nella liaison musica-demonio e involontario sceneggiatore della fine di Wolfgang.
Morirà il 28 luglio dettando la data a Sebastian che lo seguirà esattamente nove anni dopo.
Triste finale ma, come ogni alchimia che si rispetti, gli ingredienti hanno dato i loro frutti. La musica non muore mai. Il diabolico oboe è stato ricostruito e Simone Toni con l’ensemble Silete Venti, sotto il titolo Vivaldi e l’Angelo d’avorio, ha inciso le ultime composizioni vivaldiane utilizzando proprio l’alchemico strumento. Le potremo ascoltare anche noi.
Vivaldi ha avuto la sua vendetta… o ha vinto il demonio?

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DIEGO C. de la VEGA

… l’ex-moglie (probabilmente l’ultima) lo definisce “un delinquenteeeee!”. I più non lo reggono oltre gli 11 minuti, ma per i pochi che hanno sopportato con benevolenza i suoi difetti: De la Vega è una persona d’oro! Ha vissuto dividendosi tra Madrid, l’ex Repubblica di Genova per approdare a colonizzare, attualmente, il sub-Piemonte. Autentico fantasista, ha svolto innumerevoli attività. Filoenologo, musicista, cuoco-pop, musicoterapeuta pentito, ex politico in erba, sartina-smart, giusperito incompiuto, lobbysta, elettricista, falegname, idraulico, appassionato d’arte contemporanea, genio dell’informatica fai-da-te. Ama la musica antica e le opere di Philip Glass saltando a piè pari tutto l’800 che trova disgustoso. Un uomo meraviglioso se non fosse per un solo piccolo difetto: riesce a volgere tutte queste sue doti in armi letali con cui produce catastrofi inimmaginabili pur non volendo! I suoi insegnanti delle scuole elementari, capendone il valore, dopo il classico “è intelligente ma non si applica” lo promossero a un definitivo: è una Mancata Promessa! Attualmente, non volendo farsi mancare nulla, si è dato anche alla scrittura essendo stato ospitato su LaRivistaintelligente.it dalla benevolenza di Giovanna Nuvoletti, e pubblicando racconti in due antologie di Edizioni2000diciassette, grazie all’invito di Maria Pia Selvaggio che, chissà come, lo ha scoperto. .DeLaVega si chiama Diego e non è uno scherzo cosi come è vero quanto detto sopra.

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