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Che sarà mai Fatti una risata

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Immagine di Aglaja

Giulia fa la segretaria, è capace, efficiente e preparata. Ama il proprio lavoro. Sta studiando una pratica, nella sua stanza, in piedi, con i gomiti appoggiati sul tavolo che è di fronte alla sua scrivania. Non vuole sbagliare, ci tiene, è una perfezionista che non si concede distrazioni.
Giulia studia le carte chinata sul faldone. Chinata sul faldone. “Ma che bella posizione, la mia preferita!”. La voce del vice. Giulia diventa di ghiaccio. Tra molestie sessuali e semplici “complimenti” spesso la linea di confine è sfumata, difficile da definire. Non in questo caso.
“Ma che bella posizione, la mia preferita!” è chiaramente una battuta a sfondo sessuale. Giulia di ghiaccio con la voce che si rompe si sorprende di sé. Riesce a ribattere. Parla a voce alta e con gli occhi asciutti. Il tono aumenta, è una scala che sale la risposta di Giulia: “Questa battuta se la poteva risparmiare. Povere. Noi donne tutte”.
Lui semplifica, ridacchia, omnia munda mundis, poi fa l’offeso; l’offensore fa l’offeso. Degrado, umiliazione. Giulia va in bagno, l’affanno nel respiro, la testa inclinata in avanti, affoga il pianto nel fazzoletto di carta. Il suo è un pianto che viene da lontano.
Racconta. Agli altri. Ma anche gli altri semplificano. Che sarà mai, sei esagerata, fatti una risata. Nessuna solidarietà. Situazioni normalizzate, date per scontate, ovvie anche per le donne stesse, addomesticate a situazioni scoraggianti e squallide. Il sessismo è un’abitudine, una consuetudine assimilata da uomini e donne, fa parte della mentalità comune.
Giulia è spaventata. Che stia perdendo ogni capacità di analisi obiettiva della situazione? Dopotutto è un soggetto fragile. Sa di esserlo. Un soggetto fragile. Forse la soglia della sua percezione di offesa della dignità è piuttosto bassa. (Diritti, negati. Soggetto, fragile. Non di certo, ma pensare che sì, in un certo senso. In un altro senso. Volgarità gratuite. Custodire dentro di sé la convinzione di essere nel giusto).
Giulia ha il mio stesso vestito di lana grigio chiaro, i miei stessi anfibi in pelle alti alla caviglia, la mia stessa collanina di bottoni colorati. Giulia sono io. Erano le 9.30 di questa mattina..

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