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Closed altro che Open!

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Libro di immeritato successo. Non ci troverete la cronaca della partita perfetta, ma quella dell’alienazione perfetta, o quasi.
Andre vive come ombra del padre, si adegua pienamente alla sua legge – lacaniana? direi semplicemente americana. Diventare un tennista di successo, questo il diktat paterno, che viene dolorosamente ma con determinazione portato avanti prima nei sobborghi di Las Vegas, poi alla scuola dei palleggiatori bionici di Nick Bollettieri, l’allenatore-marine creatore di talenti in Florida. Gulag, falansteri, nefaste prigioni tennistiche costellano la vita e martellano i muscoli di Agassi ragazzino. Comincia un iter di vuote vittorie e di progressive quanto insulse ribellioni: un parrucchino per nascondere l’incipiente calvizie, pantaloncini rosa, game senza mutande. Altre vittorie portano a progessivi giri di vite, senza uscita dalla nevrosi del successo forzoso: uno spot in cui il nostro eroe dichiara che “l’immagine è tutto”, un contratto con la Nike, una Brooke Shield come moglie, fra gli ace rovinosi del detestato rivale “B.B. Socrate”, vulgo Boris Becker, e ripetitive vacanze in luoghi tropicali sempre troppo simili al set di “Laguna Blu”.
La fatica di giocare il gioco del padre e la tentazione di esistere.
Ma dove? Fra le braccia materne di Barbra Streisand o cotto di metanfetamine nell’assolato meriggio di Las Vegas, pulendo la casa, facendo lavatrici, riordinando armadi e dando il meglio di sé nel ruolo della desperate housewife?
La condanna del successo è l’esposizione a uno sguardo di Medusa che pietrifica istanti di vita e di Open rendendoli estranei a chi li ha agiti e spesso vinti. Non c’è godimento.
La favola del Bildungsroman di Andre Agassi vuole però che ci sia un riscatto, un’elevazione umana dopo la caduta. Non ci fa mancare nulla. Quindi, dopo il fondo della droga e degli armadi, il riscatto e il vero amore con una tennista a sua volta vessata dal padre: Steffi Graf. Un amore prolifico e ricco di fondazioni anche benefiche.
Il testo è però così superficiale da rendere inattendibile la favola alla quale vorremmo pur credere con tutte le nostre forze, per non ammettere di aver letto 400 pagine di tedio. Prendiamo atto del fallimento del nostro piacere di lettori.
Le uniche pagine che danno veramente qualcosa sono quelle in cui si gioca a tennis, al gioco del tanto detestato papà. Fra la cronaca della rinascita esistenziale e la descrizione adrenalinica di un Us Open con Becker o persino con Chang l’unico piacere del testo possibile risiede nella seconda opzione. Per appassionati del tie-break. Del tutto sconsigliato ai fan delle sfumature esistenziali. Viva il papà cattivo.

Andre Agassi, Open, La mia storia
2011
Stile libero Extra, Einaudi
pp. 504
€ 20,00
ISBN 9788806207267

Traduzione di Giuliana Lupi

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