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Libri

Crune d’aghi per Cammelli

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Per cominciare basterebbero i nomi: lei, la protagonista, l’aspirante scrittrice famosa Edgarda Solfanelli. E gli altri, i comprimari e antagonisti: altissimi o bassissimi, magrissimi o grassissimi, bruttissimi (soprattutto le donne) o bellissimi (qualche uomo). Che si chiamano Brandon Pallotta, Sigismondo Tortorelli, Ombretta Barba, Valerio La Sorte, Rebecca Marquez, Enrico Mosk Moschetta – o el Chencher piuttosto che er Crotalo. Colorati, unti, evanescenti, laidi o luccicanti, tutti molto ma molto più del normale. Si aggirano in un folle e misero mondo letterario emilian/romagnolo, coi loro snobismi e le loro ciucche apocalittiche, mentre l’intraprendente Solfanelli, con ogni arma, lecita o illecita, compresa una ceretta inguinale, lotta per affermarsi.
Un romanzo pirotecnico e picaresco, con un preciso tema centrale: come si fa a diventare scrittrici famose? Incontrare le Persone Giuste, avere un Agente Letterario, farsi ammettere nei Salotti Importanti, prima di tutto.
Poi scrivere. Forse persino saper scrivere. Chissà. Uno slogan per la ditta Italiana Due Gomme. Due libri per bambini con un conigliotto incontinente come protagonista. Una serie impossibile di romanzi d’amore rifiutati dall’adorato Editore uno dopo l’altro. Perché forse Edgarda sa scrivere, e ha talento. Ma, come ammette lei stessa le storie d’amore no, non le sa e non le saprà scrivere mai. Fossi in lei non mi preoccuperei tanto, perché la sua creatrice, Maria Silvia Avanzato, scrive benissimo, frizzante e incontenibile, anche quando d’amore non si tratta affatto.
Un libro dalla cui lettura si esce confusi e sudati, ma felici. Sapendo che il lavoro più importante del mondo è ancora e sempre questo, il nostro: la letteratura.

Maria Silvia Avanzato, Crune d’aghi per Cammelli, editore Fazi, euro 14,50

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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