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David Letterman lascia la tv. Non piangerò

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A me non piaceva molto, ma l’ho seguito spesso. Con i sottotitoli in italiano, si intende. Per ventidue, ventitré, trentatré o trentacinque anni (secondo le fonti giornalistiche che ho consultato) e certo più di seimila puntate, David Letterman ha condotto il suo Late show, intervistando il mondo intero: grandi politici, attori, musicisti e pure poveri pirla.

Ora chiude. È stato unico, irriverente, inimitabile, intelligentissimo, imprevedibile, surreale e anche decisamente paraculo, cinico, arrogante e snob.

Ecco la frase con cui ha salutato il suo pubblico: «Tutto questo mi mancherà. Le opzioni sono due: o accetterò la transizione da persona ragionevole. O mi darò al crimine». Spiritoso, certo.

Secondo me, che un poco l’ho studiato, è misogino. Non lo dico solo io, lo ha sostenuto pure la scrittrice Nell Scovell, che, dopo aver lavorato alcuni mesi per lo show, se n’è andata furibonda. D’altronde, il geniale Mr. Letterman nei molti e molti anni di lavoro tra NBC e CBS ha assunto solo sette autrici, la più parte delle quali se l’è filata dopo poco tempo.
Allora anche qui le opzioni sono due: o Letterman è sessista, oppure noi donne siamo poco spiritose.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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