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Manuale di sopravvivenza

Dolore e Felicità

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Il nasone nero che non suda più

Pensieri spettinati di un mattino stanco di poco sonno:
1) felicità è il mercoledì che sembra giovedì ed e quasi weekend. Anche questa settimana. Anche se sabato potrebbe spezzarsi il cuore. Ancora.
2) felicità è pensare per un attimo di urlare alla vita che deve smetterla di portarmi via le vite che amo. E poi pensare che non è colpa della vita, anzi è suo merito, se io ho avuto e ho tanto amore intorno. Se sei un’isola, se allontani, proteggi il recinto, metti le barriere e ti chiudi nel tuo mondo, poche vite, quando diventeranno sole e luce, ti devasteranno. Ma allo stesso tempo poche torneranno ad arricchirti. A parlarti. A spingerti a cercare ancora più amore.
3) felicità è inginocchiarmi vicino a te sul pavimento, la tua testa sul mio ginocchio, baciare quel nasone nero che non suda più. E sussurrarti che se vuoi andare, se sei stanca, se hai voglia di rivedere la nonna, puoi andare, sono pronta. E tu sollevi lo sguardo e sospiri. Sono i sospiri d’amore che da 14 anni ci scambiamo.
4) felicità è dormire per una notte intera. Tutte e due. Come fossimo ragazzine spensierate.
5) felicità è sorridere pensando che – nonostante tutto, nonostante quest’anima ribelle – sto diventando adulta con grazia, con decoro, con dolcezza. Senza intaccare nemmeno un po’ quell’indole selvaggia, di cui mia madre mi ha fatto dono alla nascita.
6) felicità è avere un papà che – a tua insaputa – chiama i tuoi amici per chiedergli di starti vicino in questo momento. E poi te lo dice perché sa che tu ti arrabbierai. E mentre te lo dice, con le lacrime che gli scendono, non ti arrabbi. Non c’è rabbia provocata da un gesto d’amore e protezione per quanto sbagliato possa essere.
7) felicità sono i friarielli nella padella, pronti per pranzo.
8) felicità è un altro giorno senza pioggia in cui posso andare in giro in bici.
9) felicità è un contratto di lavoro che ti arriva. Tre giorni di lavoro. Il secondo contratto americano. Siamo sulla buona strada.
10) felicità è la musica. Quella che canto e ballo mentre cammino. E penso che se tu non ce la fai più a camminare con me, è giusto che vada a correre con Yuri e Poldo e Blascone. E’ solo giusto.

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ANGELA VITALIANO

In un giorno di giugno, mentre sua madre stava per lasciare l’ospedale perché “non era ancora tempo”, decise di nascere e, solo per questione di minuti, non lo fece in ascensore, dimostrando subito che sarebbe diventata una gran rompiscatole. Dopo 18 anni a Salerno, si trasferisce a Napoli per frequentare l’Istituto Universitario Orientale, dove si laurea “con lode”. Con la città e’ amore a prima vista ma anche a seconda e terza. E’ quella, infatti, la città che mette in valigia nel 2007 quando, in maniera folle e sconsiderata, si trasferisce a New York per portare a termine un progetto ambizioso: ritrovare la felicita’. Attivita’ nella quale e’ ancora impegnata a tempo pieno. Felicemente. Giornalista di “inchiostro” e “immagini” e’ grata per l’ospitalità al Mattino di Napoli, all’Espresso, alla Rai, a Gioia, a Grazia e all’Huffington Post USA (in inglese). Ha pubblicato 4 racconti in diverse antologie di autori. E’ sicura che un giorno intervisterà Michelle Obama.

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