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Costumi

Due Virginie

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snoopy

I vestiti di Virginia sono difficili, concettuali, drammatici, estremi – e nello stesso tempo portabilissimi, morbidi, delicati. Astratti come sculture, ma intessuti di seta e cachemire. Adatti a donne giovani magre alte ricche e belle come lei, ma in fondo anche a noi vecchie ragazze che non lo siamo. Sono abiti che sognano, anche incubi terribili a volte. E raccontano mille storie. Sull’amore e sulla sua impossibilità. Sul rifiuto del corpo e sulla sua sfrontata esaltazione. Parlano di orgoglio e di solitudine. Come le sue poesie.

I vestiti di Virginia hanno due anime, affascinanti e profonde ma diverse. Come lei. Che è due Virginie, perché alberga in se stessa, oltre alla giovane donna complessa dei nostri tempi, anche la meravigliosa, imprendibile, fatata bisnonna Virginia Bourbon del Monte, donna coraggiosa, modernissima, di una eleganza assoluta e naturale. Quella eleganza che non è posa né moda, ma semplicità e insieme lontananza dal mondo. L’eleganza della pantera, come direbbe Emily Dickinson.

Virginia non è una stilista – è una artista vera, intensa, dolorante e radiosa. Dall’intelligenza penetrante e visionaria. I suoi vestiti d’arte parlano dell’essere donna quasi con ferocia, e insieme con amore delicato. Indossarli vuol dire dialogare con lei, e con noi stesse fin nelle radici.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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