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Emily Dickinson

Emily Dickinson – IO

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Traduzione e commento di Giovanna Nuvoletti. Immagine e scelta musicale di Aglaja

“Mi spaventa avere un Corpo –
anche avere una Mente –
totale – precario Possesso –
Proprietà involontaria.
Patrimonio intestato a capriccio
a una Erede innocente –
Regina un attimo d’Immortalità –
e con Dio per Confine”.

E se lo dice lei. Emily. Che spavento essere io. Essere “io”. Dentro una gabbia. Chi di noi non lo prova? Non riesco a guardarmi in uno specchio, per paura di vedermi l’anima. Non oso pensarmi, per non restare inabissata in me. Io, per un attimo, Dio, per sempre. Condanna eterna, privilegio – a vederlo a sentirlo – senza una fine e dentro l’Universo. Emily era mistica e atea. Viveva gli anfratti della materia, e sapeva che non era l’atomo, indivisibile. Emily non credeva in dio, ma dio credeva in lei, e in lei si perdeva. PS. Perdonatemi le libertà che mi sono presa a tradurre – lei non se avrebbe a male. Nuvola.

Ecco il testo originale:

“I am afraid to own a Body –
I am afraid to own a Soul –
Profound – precarious Property –
Possession, not optional –
Double Estate – entailed at pleasure
Upon an unsuspecting Heir –
Duke in a moment of Deathlessness
And God, for a Frontier”.

E la musica di Peter Gabriel

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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