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Attualità

Europa Patria nostra

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Lei all’inizio si nascose in fondo alla sala affollata di genitori e nonni. Sul palco, la V elementare dei nipoti era pronta per il saggio finale. Dietro a ragazzini compunti e emozionati, si stagliava una enorme bandiera azzurro fuoco, decorata da un cerchio di stelle gialle.
Dopo qualche parola degli insegnanti cominciò il canto: lei socchiuse gli occhi per distinguere le faccine intente e gli occhi azzurri e luccicanti dei gemelli. Le bocche erano spalancate. Si avvicinò piano, per vedere e sentire meglio.
Il canto era l’Inno alla Gioia, di Beethoven. Le parole erano la traduzione italiana del testo di Schiller.

“Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come eroi verso la vittoria”.

Troppa bellezza, troppa la speranza. Era il 2005. Immaginò gli anni a venire, il progresso certo, il futuro sull’onda entusiasta della musica.
No, non si aspettava come Schiller una mitica “Arcadia”, in cui la natura divinizzata si identificasse con l’Ideale; lei ci vedeva modernità, scienza, giustizia sociale, pace, fruttuosi commerci.
Europa, patria mia, pensò, senza frontiere. Noi: la cultura, la libertà, la fratellanza. Arte e filosofia, cattedrali e democrazia. Tra l’amore per i nipoti, e la commozione generale, si ritrovò coi lacrimoni. Un groppo di ingenua felicità in gola, il fazzoletto stropicciato in mano, sorrideva nel vuoto.
Finito lo spettacolo, si unì agli altri parenti, affollandosi intorno alla classe. Raggiunse i gemelli, li prese per mano, e si allontanò per portare a casa Emma e Tommaso d’Europa, saltellando come una ragazzina con loro, verso la sua 600 Fiat allora nuova fiammante.
La vita era disegnata.
Adesso è il 2017, la 600 è un po’ arrugginita ma ancora viaggia, il grande progetto Europa sembra avvizzirsi, spegnersi e non muoversi più, ma Emma e Tommaso viaggiano, sì, viaggiano e studiano per tutto il continente, e hanno amici in Spagna, Olanda, Belgio, Inghilterra. Sono cittadini europei veri, con naturalezza totale, senza frontiere neanche nel cuore – sui loro Facebook si vedono facce di ogni parte, giovani che si scambiano notizie in ogni linguaggio.
Fidiamoci di loro. E di Emma Bonino che indica la strada: “solo chi ama l’Europa può modificarla nel senso giusto, chi la rinnega non può cambiarla”.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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