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FAMIGLIA NATURALE, TRADIZIONALE, FRIZZANTE

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matriarche bonobo in ambiente naturale - si spulciano secondo un rigido rituale gerarchico

matriarche bonobo in ambiente naturale - si spulciano secondo un rigido rituale gerarchico

NATURALE? Gli animali, per la riproduzione, scelgono i comportamenti più diversi. Persino fra i (pochi) mammiferi monogami, ovvero, quelli, che a ogni calore della femmina. si riaccoppiano, e poi crescono i piccoli insieme, accade che sia le femmine che i maschi si uniscano anche con partner diversi: scelta sensata da un punto di vista evolutivo, perché permette di creare varietà nel DNA dei propri discendenti. Dove invece vige l’harem, con un robusto maschio alfa che tiene lontani gli altri maschi, è spesso uso delle femmine accoppiarsi anche con i maschi esclusi, di nascosto, sempre per le stesse ragioni evolutive. Presso i bonobo, i primati che più ci assomigliano, vige la più assoluta promiscuità, e i piccoli vengono allevati da tutta la tribù. Presso quasi tutti gli animali (noi compresi) gli accoppiamenti sessuali fra esemplari dello stesso sesso sono (circa) il 10% di tutti gli accoppiamenti. In natura, la famiglia naturale non c’è.
TRADIZIONALE: nella preistoria, noi umani ci comportavamo più o meno come i e le bonobo. Eravamo promiscui, con una gerarchia di matriarche, e una gerarchia di maschi (in ordine di spulciamento), e quindi la tribù allevava i piccoli di tutti. Tra greci e romani le gens sia accordavano per far sposare un figlio con una figlia, e poi la chiudevano in casa a partorire e a sovraintendere agli schiavi – se sterile, veniva cambiata con una nuova. I paterfamilias si accoppiavano anche con le schiave, ma, diciamola tutta, per il vero grande amore, fra i classici, non c’era che il solito adolescente maschio, l’efebo perfetto. Nel medioevo le donne stavano chiuse in casa, a far figli, e uscivano solo per andare a messa, ma lungo la strada verso la chiesa, un certo frizzolino di adulterio femminile volava sulle ali degli amorini. Se beccate, venivano regolarmente ammazzate. I mariti si accoppiavano con puttane. L’omosessualità, anche se ufficialmente malvista, era praticata ugualmente, vedi molta pittura, dal Caravaggio al Sodoma – io li ho visti i suoi affreschi esaltanti chiappe e pacchi maschili e ho gridato “ah, ecco perché lo chiamavano il Sodoma”, mentre tutti i turisti giravano volti scandalizzati verso me. E’ ovvio che l’omosessualità fosse religiosamente praticata anche nei conventi, sia maschili che femminili. D’altronde, io credo che l’essere extraquantistico, che impregna di sé l’universo di cui noi siamo parte agente, non abbia nulla da ridire su qualunque atto da noi compiuto, purché praticato tra maggiorenni consenzienti. In varie civiltà tradizionali esistono poligamia e poliandria, che alla famiglia sacra cattolica non somigliano per nulla.
Fermiamoci un attimo all’Ottocento. I ricchi mariti borghesi mantenevano mantenute di vario bordo. Le mogli a volte provavano a farsi un flirtino, ma, se beccate in flagrante, erano perdute per sempre, separate per sempre dai figli, e spettavano loro brutte fini, vedi Flaubert, o Tolstoi. Nella colta aristocrazia milanese vigevano idee più aperte: partorito il primo figlio maschio al marito, alle signore era concesso comportarsi come i signori, anche se con maggiore discrezione. Naturale? Tradizionale? Frizzante.
Adesso, abbiamo inventato la poligamia seriale, moderna ma stantia: il maschio benestante prima sposa una coetanea, e ci figlia, poi la butta via. A 40 anni sposa una ventenne, e ci figlia. Poi magari smette di sposarsi, ma man mano che la donna più recente si avvicina alla quarantina, il maschio benestante la sostituisce con una ulteriore ventenne. Nel nostro mondo occidentale ci sono anche altri e diversi tipi di famiglia, le donne ricche non sono sante e riescono anche loro a procurarsi giovani maschi venali. C’è pure il ruspantissimo maschio assassino seriale di mogli: scontato qualche anno per il primo uxoricidio, esce di galera, pronto per il secondo. Eventuale anche terzo. Tradizionale.
Frizzantissime: le famiglie omosessuali. La figlia di una mia amica ha sposato la sua compagna, hanno quattro figli, lavorano insieme, sembrano felici.
No, non conosco nessuna famiglia alla “Congresso di Verona”: la maggior parte dei miei coetanei e coetanee hanno divorziato anche più di una volta. Solo coloro che hanno sopportato, pazienti, le reciproche corna, sono ancora felicemente sposati e festeggiano nozze d’oro e di platino, con la partecipazione degli e delle ormai senescenti ex-amanti.
Nei miei 76 anni di vita ho conosciuto una sola coppia che si è amata fedelmente per tutta la vita: un prete spretato, e la donna per sposare la quale egli aveva lasciato la tonaca. Ma lei non gli era subalterna né si considerava inferiore. Era solo amore.
PS: se qualcuno conosce la perfetta coppia natural/tradizionale secondo le regole della nuova morale di Verona, me lo faccia sapere.
PS 2:Ho tre figli adulti e nove nipoti, dai 4 ai 24 anni.
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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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