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Pensieri Letterari

Il Divino Maximin e l’amore omosessuale

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Il poeta Stefan George

Era già al colmo della notorietà il vate del simbolismo tedesco, Stefan George (1868-1933) quando nel 1907 pubblicò un libro di versi, ‘Maximin’, in memoria glorificante il giovanissimo poeta che egli aveva profondamente amato e accolto nel suo circolo di adepti al culto della parola disdegnante realismo e naturalismo. “Maximin” si chiamava Maximilian Kronberger (1888-1904) aveva incontrato George alla età di quattordici anni e due anni dopo morì di meningite.
Devastato dal dolore, George pubblicò la raccolta di poesie in una edizione illustrata da Melchior Lechter in quello Jugendstil che faceva il paio con la evocativa e rettilinea parola del poeta.
Il ricordo di Massimino divenne un culto religioso dell’amore omosessuale secondo la regola che George incoraggiava.
Il poeta tedesco si era formato una rigorosa e originale personalità espressiva dopo avere assimilato la influenza di Stéphane Mallarmé.
La sua era una miscela efficace di modernità e tradizione: guardava alla sintesi classica, e ad una estetica del suono della parola. Le sue poesie mettono in mostra un immaginario molto sensuale costruito con cura, basato sulla visione e sulla musicalità del verso.
Decisamente conservatore e antidemocratico, Stefan George influenzò la poetica moderna pure essendo agli antipodi della ideologia progressista e liberale.La sua poesia si esprime in termini di aristocrazia estetica, e tende a trasmettere l’esperienza emotiva in termini sottili e ineffabili.
La apologia ‘divinizzante’ la figura di Maximin non è tra le sue opere migliori.
Io ho sempre amato, e continuo ad amare, i versi raccolti nello ‘Jahr der Seele’ (1897), o l’Anno dell’ Anima, che dipingono paesaggi e stagioni con i timbri della sensualità e della comunione erotica. Quasi tutte le poesie sono rivolte ad un ‘Tu’ impersonale in un dialogo simbolico d’amore perenne. Il ‘George-Kreis‘, cerchia d’elite di amici e ammiratori, era in qualche modo un gruppo di culto che associava misticismo, ermetica ed altri rituali.
Dopo la morte del giovane protetto Maximin Kronberger, la poesia di George divenne sempre più trascendente, profetica, e oscura.
All’ inizio egli considerava la poesia come una forma di canto e molti dei suoi primi lavori sono in realtà dei Lieder, e nel George Kreis si svolgevano spettacoli musicali, a volte con l’accompagnamento della lira, alla maniera della antica Grecia.
Anche dopo la sua rinuncia alla musica, George dispose linee guida per la corretta recita della sua poesia.
L’oratore, secondo lui, dovrebbe ottenere una via di mezzo tra il parlare e il canto.
E fu in seguito Anton Webern (1883-1945) proveniente da tradizione assai diversa da quella di George, per quanto anche lui influenzato da Wagner, a comporre in chiave dodecafonica una grande varietà di suoi testi poetici….

Le poesie dedicate a Maximilian Kronberger

Le poesie dedicate a Maximilian Kronberger

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DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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