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Teatro

Il fuoco dell’Arte brucia e divora

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Mary Louise è una farfalla che volteggia. Gioca con il fuoco, pur di accendere le striature sulle ali di riflessi cangianti e multicolori. Non è alta, non è bella, non danza, vola. Vola dalle tavole sgangherate della provincia assonnata ai teatri delle metropoli, dove non si dorme mai.

 

Prima New York, poi Londra, infine Parigi. Diventa La Loïe delle Folies-Bergère. Toulouse-Lautrec ne disegna il profilo, una testina bianca sotto la massa fulva dei capelli e tanti graffi, perché neanche lui riesce a fissare il continuo trasmutarsi dei colori che si avvitano nella Serpentine Dance.

 

Ci provano i cineasti. I pionieri della pellicola, i Lumiere, s’improvvisano entomologi. Dipingono le ali su ogni singolo fotogramma. In un mondo che è bianco e nero, la silhouette fiammeggia, ora rosa, ora gialla, ora verde. Ma è poco più di una caricatura. La Loïe sfugge a ogni trappola, a ogni retino. La si può ammirare solo nel tempo breve del volo sul palcoscenico. Quanto vive una farfalla?

 

Inganna tutti e inganna se stessa. Mary Louise Fuller si ritira dalle scene e solo dopo anni si accorge che si è bruciata le ali. Il radium impiegato per rendere fluorescente il costume di scena era il suo segreto, un segreto fatale.

Loie Fuller vista da Toulouse Lautrec

Loie Fuller vista da Toulouse Lautrec

SALVATORE RONGA

Nacque a bordo di un’isola nel golfo di Napoli, Ischia. Sbarcò raramente, così da poter attribuire al rollio ogni tormento esistenziale. Sperimentò varie forme di gastrite. Perse i capelli, ma non perse tempo a raccoglierli. Amò più di quanto i suoi amici sospettassero e odiò molto meno di quanto i suoi nemici avessero creduto. Venne alla luce il 13 luglio 1969 e da allora non fa che scrivere e riscrivere il suo epitaffio.

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