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Cinema

Il medico di campagna

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François Cluzet e Marianne Denicourt in una scena del film

Jean-Pierre, medico generico prossimo alla pensione, vive da più di vent’anni in un paesino della Francia rurale e profonda; la moglie da cui è separato e il figlio sono lontani, nella capitale. Da vent’anni percorre sette giorni su sette tratturi di campagna col suo fuoristrada, o a piedi, infangandosi gli stivali di gomma. Si prende cura dei suoi pazienti, che conosce uno per uno e da cui è salutato come un amico: il contadino che si è ferito la mano in un incidente, il vecchio signore pieno di acciacchi che assiste in casa, l’uomo in sovrappeso che ha problemi di cuore. Dopo il giro mattutino torna all’ambulatorio affollato di gente in fila per essere visitata. Ma, da quando gli è stato diagnosticato un tumore al cervello, è costretto a rallentare i ritmi faticosi delle sue giornate e ad accettare, suo malgrado, l’aiuto di una giovane collega, Nathalie.
Il regista, Thomas Lilti, anche lui ex-medico internista, torna a parlare della sua professione, dopo il fortunato “Hippocrate” (2014). Quasi traendo ispirazione dal “Diario un curato di campagna” di Bernanos e dai romanzi di Cronin, Lilti ci restituisce l’immagine di un medico d’altri tempi che instaura con i suoi pazienti un rapporto privato e privilegiato, dove le parole hanno potere di cura quanto i medicinali che dispensa. Ma anche l’immagine di un uomo che, proprio a causa della sua professione, entra in conflitto con se stesso e con il male che lo affligge, di cui conosce bene prognosi e andamento, e di cui pure si ostina a ignorare sintomi e pervasività. Con cui tuttavia dovrà abituarsi a convivere, accettando i limiti che la malattia e la sofferenza impongono.
Il medico di campagna” è un film intriso di umanesimo. Insieme al bravissimo François Cluzet nella parte di Jean-Pierre e di Marianne Denicourt in quella di Nathalie, uno straordinario cast che impersona le varie anime della comunità. Dalla madre del protagonista che guarda la Tv in piedi per non addormentarsi in poltrona, al ragazzo autistico esperto della prima guerra mondiale alla ragazzina che continua ad abortire perché così vuole il suo stolto compagno. Una comunità affiatata che condivide gioie e dolori, anche la morte, considerata solo una stagione della vita.

Il medico di campagna di Thomas Lilti (Francia 2016)
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COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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