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Costumi

Il mercato coperto

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Immagine dello Studio Gabrio Tomelleri

Nel mercato coperto si poteva entrare anche con gli occhi chiusi e sentire, ogni volta, il tempo delle stagioni. L’inverno il profumo delle rape, i carciofi, le arance, i piselli, fave e cipolle sponsali in primavera, la fragranza delle angurie per dare allegria all’estate, infine unico quello dei funghi cardoncelli delle Murge in autunno.
Il nipotino, però, era attratto di più dall’odore del pane appena sfornato. Il nonno gli sceglieva il panino a marsigliese. Doveva essere dorato, croccante fuori e morbido e ben cotto dentro.
La bottega vicina era del salumaio amico che aveva sempre una mortadella dal colore rosa vivo, impreziosita da pistacchi, incastonati come smeraldi. Non si usavano parole, bastava che il piccolo porgesse la pagnotta, e la ruota della Berkel rossa, mossa a mano, si metteva in movimento e rilasciava languidamente fette di mortadella sottilissime. La incartava solo a metà e la schiacciava così da rendere agevole il primo morso e acquietare subito l’acquolina.
Cose mai dimenticate che emozionano ancora quel nipotino molto cresciuto che si è trovato per caso nel mercato di Radio Popolare. Un vecchio delle valli prende in silenzio le sue due fette di pane, le adorna con mortadella al coltello soddisfatto dello sposalizio, le incarta a metà e porgendole con un soffio gli dice: tre euro, compagno!
Pagando, risponde al saluto col pugno alzato, senza antiche remore, convinto che un panino così meriti qualunque cosa.

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ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

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