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Società

Il piccolo dio del semaforo

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Illustrazione ©Stefano Navarrini

Un mio amico che è stato in India mi ha raccontato che là i tassisti, quando arrivano al semaforo e lo trovano rosso, iniziano a suonare come pazzi. Il mio amico ha chiesto il perché e il tassista gli ha risposto che è perché il dio che vive in quel semaforo lo faccia diventare verde. Il mio amico, mente scientifica, gli ha spiegato che è un dispositivo automatico, che scatta comunque dopo alcuni secondi. Il tassista non ha smesso di suonare e quando è scattato il verde ha detto: «Visto? Adesso ci ha ascoltati.»

Può sembrare ridicolo, per noi educati e civilissimi occidentali, ma secondo me è molto più ridicolo osservare gli stessi educati e civili occidentali fermi a un qualsiasi semaforo pedonale. Il primo che arriva pigia il pulsante per la chiamata del verde. Siccome tanto il semaforo è tarato con un tot di secondi, non diventa verde subito. Arriva un secondo pedone e preme di nuovo, la fidanzata gli dice di premere, ma dal basso verso l’alto ché scatta prima. Appena toglie il pollicione, la stessa fidanzata gli fa notare stizzita che se non tieni premuto il dito continuamente non diventa verde.

Passano i secondi e arriva un quarto che vuole attraversare, pigia anche lui. L’amica che è con lui pigia a sua volta e finalmente il semaforo diventa rosso e l’omino verde, e lei dice al suo amico: «Vedi? È che io ho la mano magica».

Oppure il dio che vive nel semaforo si è stufato di farsi premere l’ombelico.

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