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Il rondone

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Giacomo Balla - Costruzione scolpita di velocità e suono

Anche oggi il cielo è azzurro, di un azzurro scintillante, neanche una nuvola a pagarla oro. Tutti sono già in volo da stamattina, ruotano e volteggiano, come ogni giorno, seguendo la loro routine da rondoni. Oggi io invece non mi alzerò, l’ho deciso stanotte. Sono due giorni che consumo questo ramo e ho capito che il cielo non ha più nulla per cui valga la pena di affannarsi. A terra, voglio scendere a terra, il pensiero mi tormenta da un po’, e lo so, osare potrebbe essermi fatale.
Con due ali lunghe come le mie toccare terra è proibito, non riuscirei più a staccarmi dal suolo. Io però ho bisogno di toccarla, sentire il suo odore, affondarci il becco dentro e mangiarne un po’. Un verme, voglio sapere che sapore ha un verme, io che ho sempre ingoiato insetti. La voglio toccare, riempirmi le zampe, sentirmi pesante e … camminare. Ho deciso, adesso mi butto e sia quel che sia.
Uiiiiiiiiiiii……. TERRA! Bella, bella, la terra, come ho fatto a stare tutto questo tempo lontano, mi ci giro e rivolto sopra, finalmente felice, dentro il suo abbraccio. La terra m’insegna tante cose che stando lassù non riuscivo a vedere, mi svela segreti e mi racconta storie e io imparo, imparo, imparo e scopro che non è come me l’hanno raccontata, perché basta salire su una piccola collina, buttarsi giù e tornare a volare.

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