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Costumi

Il vestito felice

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Quando si è infelici, lo si è, anche, perché si sa di esserlo. Invece, quando si è felici, si è anche infelici – perché si sa che presto si smetterà di esserlo. Allora, a che serve tutta la stupida felicità? A sapere che essa, la maledetta, è possibile. “Se sono capace di esser felice significa che ho diritto di esistere, che ho senso, che non sono morta. Se è passata tornerà”.

Perché illustro la felicità con questo vestito, una Petite Robe di Chiara Boni del 2010? Perché ha, dentro, in fondo, incisa a fuoco la mia felicità. Semplicità, misura, grazia, agio e naturalezza. Lo scollo a barchetta, perfetto per chi ha spalle larghe, collo lungo, capelli a caschetto. La manica attillata, che esalta i polsi sottili. Ai piedi le ballerine, che solo donne con caviglie perfette possono portare.

Un abito per essere leggera. Per scivolare nel mondo lasciando minime ma deliziose tracce. L’eterno tubino nero di tutta la vita, il mio vestito felice, sempre nuovo sempre lui – a ricordare ogni attimo delle perdute felicità.

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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