Caricamento

Digita la ricerca

MediaWeb

IO, GIULIANO FERRARA E GLI UTENTI NUDI

5.249 visite

Giuliano Ferrara

Caro Giuliano, qualche giorno fa ho letto, sul Foglio, un tuo articolo. Piuttosto reazionar-chic, passami il neologismo. Col tuo raffinato linguaggio, e la complessa sintassi che ti è propria, affermavi, e, insieme, negavi, che il web fosse lo strumento di un “pluricomplotto contro la democrazia liberale occidentale”. Io ti rispondo da libdem-medioceto.

Dall’invenzione della parola, la scrittura, la stampa, i quotidiani, la radio, il telefono, la tv, tali strumenti sono ANCHE serviti per trasmettere bugie, calunnie e bufale. C’è una vecchia legge della comunicazione, per la quale le cattive notizie si diffondono meglio delle buone, e l’odio è più virale dell’amore.

Nello stesso tempo vorrei farti osservare che c’è uno specifico dei social, rispetto ai mezzi precedenti. Velocità, novità e strutture. I social sono velocissimi e relativamente nuovi, la gente non è abituata. Quasi tutti li credono tanto facili da usare, mentre sono difficili da leggere, e oscuri per come organizzano i nostri scambi. Qualunque di noi pirla può iscriversi, senza neanche dover fare un patentino. Non auspico proibizioni, obblighi, veti, roghi. Vorrei solo ci fosse possibile apprendere un ABC all’uopo, necessario sì, ma, per ora, ignoto. Gli utenti “nudi” credono di sapere, si sentono potenti e liberi, e poi, come un titolaccio a effetto li eccita, ne condividono il link senza manco leggere il contenuto, e senza controllare mezza fonte, che è quasi sempre un falso.

Alle persone potenti i social forniscono sul web degli strumenti che noi, utenti nudi, non abbiamo e nemmeno conosciamo: social media manager, software automatici che moltiplicano i contatti, spin doctor ben stipendiati, piattaforme operative, gestite da SRL. Noi, gli utenti nudi, invece, che non abbiamo difese, né possiamo produrre bot a catena o pagare troll che sostengano le nostre affermazioni, dobbiamo per forza imparare a leggere. Scoprire tutto da soli.

Coloro che tu chiami familiarmente i GAFA, ovvero Google, Amazon, Facebook, and Apple, non sono cattivi, vogliono solo guadagnare: loro ci danno un giocattolo gratis e noi lo paghiamo con mezzo chilo del nostro cervello. La sorte di noi utenti nudi dipende solo dalla nostra capacità di pensare col cervello che resta. Io ho impiegato ben sei anni per scoprire le trappole, evitarle, a volte persino smontarle. Non avevo maestri. E’ stato molto faticoso, e spesso doloroso. Mi sono presa delle orride facciate. Facebook per noi “utenti nudi” può essere davvero un pericolo. Eppure non ne esco, non lo temo né lo disprezzo: è l’unico luogo dove una persona con due handicap, come me, può avere una parvenza di peso sociale, persino di lavoro. Di libertà. Può conoscere il mondo, farsi nuovi amici. Facebook è l’unica vita che ho. Per difendermi dagli hater mi sono creata un ballon d’essai: ogni tanto scrivo, sulla mia bacheca aperta a tutti: “Mi piace Renzi” – per ora non c’è frase più efficace per pescare nemici. Quando ne ho pescati abbastanza, li banno, a mazzi, a centinaia, a migliaia. Ma dovrò cambiare esca, forse. Cosa dobbiamo odiare di più, attualmente? Le donne? I gay? Gli zingari? I negri? La democrazia liberale? Dipende da cosa decidono di farci odiare le persone fornite di social media manager e di spin doctor, di piattaforme, di falsi siti, e dipendenti all’uopo assunti.

Il complotto c’è – ci sono sempre stati, nei millenni. Questo ultimo potrà vincere svelto, se i miliardi di inavvertiti utenti nudi non arriveranno in tempo a capire che FB è divertente, moderno, istruttivo, ma pieno di nuove, rapide trappole difficili da smontare. E’ una corsa, tra la capacità umana di intuire le fregature, e lo sviluppo della ricca tecnica delle fregature. Pensare è faticoso e lento, ma è l’unica arma. Solo la conoscenza difende la libertà.

E’ chiaro che uno come te non ci cascherà mai, nelle trappole dei bot e dei troll. Divertiti pure su Twitter – il social per élite, ma impestato di fake quanto gli altri – ma non fare spallucce su quel che succede a un sacco di brave persone, un po’ vittimiste, un po’ acidine, pochissimo informate, molto distratte, che vanno di fretta e non leggono Il Foglio e neanche La Rivista Intelligente, che sugli hater e sui fake di Facebook ci cascano e si trasformano in mostri. Ovvero, si sentono autorizzati a lasciar uscire il mostro che nutrono in sé.

 

Tags:
GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

  • 1

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *