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Cose d'Irlanda

LA NUOVA I.R.A FUNESTA [Cose d’Irlanda #2]

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Patrick è un signore sui 65 anni gentile ed affabile. Fino a che non te lo racconta non immagini che ha sul capo una condanna a 180 anni di carcere. Mi dice una frase che è il sunto della sua vita: «Ne ho ucciso piu di qualcuno, ho combattuto per i diritti di noi irlandesi, e ci credo ancora. Mi rendo conto però che in fondo era una guerra tra poveri». Ne incontri tanti di Patrick, in tutta l’Irlanda del Nord. Fanno i volontari in musei che raccontano la storia repubblicana, portano avanti associazioni di ex combattenti o club dove si effettuano piccole riparazioni di oggetti o elettrodomestici. Pochi hanno un vero lavoro, moltissimi non hanno una famiglia. È una generazione la loro in cui molti non hanno potuto costruirsi una vita, un futuro, avendo passato la giovinezza combattendo, mettendo bombe, uccidendo, finendo in carcere. I più sfortunati sono morti.
Chiunque abbia vissuto durante gli anni 70, se si parla d’Irlanda, ha in mente l’I.R.A ossia l’Irish Republican Army. L’I.R.A nasce nel 1917 tra i volontari irlandesi che non volevano combattere accanto agli inglesi durante la prima guerra mondiale e negli anni ha diverse evoluzioni. Quella che si ricorda per i Troubles, il periodo degli scontri, è la cosiddetta Provisional I.R.A. che nasce nel 1968. Se si vuole però dare una data simbolica della sua nascita questa è il 30 gennaio del 1972, una domenica. A Derry si prepara una marcia per i diritti umani, come succedeva ogni settimana. I cattolici, sulla falsariga della marce di Martin Luther King, sfilano per reclamare i diritti che sono loro negati e contro l’internamento, la possibilità di finire in carcere senza processo solo per il sospetto di essere terroristi. Al solito trovano la strada sbarrata, al solito alcuni escono dal corteo e lanciano sassi. Questa volta però ad attenderli trovano i paracadutisti britannici che sparano, prima pallottole di gomma, poi pallottole vere. Le forza armate diranno che i manifestanti erano avevano bombe e fucili, ma verrà dimostrato che non era così. Alla fine della giornata ci saranno 13 corpi a terra, tra cui 6 ragazzi di 17 anni in quello che verrà ricordato come il Bloody Sunday. Nelle settimane succcessive l’I.R.A. triplicherà il numero dei suoi attivisti.
Dopo più di vent’anni di combattimenti, che vedranno dalle due parti 3500 vittime e decine di migliaia di feriti, la svolta arriva nel 1998 con l’accordo di pace del Venerdì Santo in cui la maggior parte delle organizzazioni di combattenti delle due parti depone le armi. L’accordo prevede un’amnistia e Patrick assieme a tutti gli altri detenuti politici torna ad essere un uomo libero. I dissidenti, quelli che non vogliono gettare le armi formano la cosiddetta “Nuova I.R.A.” che non avrà mai un grosso seguito. Dalla tregua sembrava che tutto potesse pian piano procedere verso una pace duratura, una convivenza. I muri eretti per dividere le zone di contatto cattoliche e protestanti dovrebbero essere demoliti entro il 2023. Le cose purtroppo hanno preso una strada diversa. Recentemente a Derry è stata posizionata un’auto bomba, la scorsa settimana a Londra, spedite dall’Irlanda, sono arrivate cinque buste esplosive. Entrambe le azioni sono state rivendicate dalla nuova I.R.A che sta crescendo con sempre nuovi giovani che vi si avvicinano.
La storia del rapporto tra Regno Unito ed Irlanda è piena di scelte britanniche ed errori di valutazione delle conseguenze  di tali scelte, come a Derry quella maledetta domenica del 1972, che hanno portato a morti, scontri ed odio tra le due parti. Ci sono tutti i segnali per cui la Brexit possa essere uno di questi errori di valutazione che riporti l’Irlanda del Nord al suo tragico passato, ad una guerra, come sintetizzava Patrick “tra poveri”.
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FULVIO ROGANTIN

Sono triestino di nascita, dublinese di adozione. L’amore per Joyce nasce quando nel 1993, a Trieste, assisto alla lettura integrale dell’Ulisse, durata circa 30 ore. 4 anni fa mi trasferisco a Dublino per fare l’informatico. Inizio, per passione a fare dei tour Joyce. La mia vita cambia, ora, messa da parte l’informatica se non per alcuni progetti culturali, sono guida nazionale ed è oramai un lavoro a tempo pieno.

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