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La bottega oscura

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L’illusione

Sto sognando
Lei è accanto a me
Mi dico che sto sognando
Ma la pressione della sua mano sulla mia mi sembra troppo forte
Mi sveglio
Lei è proprio accanto a me
Felicità folle
Accendo
La luce balena un centesimo di secondo poi si spegne
(una lampadina che si fulmina)
L’abbraccio

  (Mi sveglio: sono solo).

L’illusione è uno dei 124 sogni di Georges Perec contenuti nel libro La bottega oscura (Quodlibet, 2011) pubblicato in Italia a distanza di quasi quarant’anni dalla sua uscita in Francia. Vi sono trascritti, con una qualche indulgenza, talvolta alla poesia e sempre alla bella scrittura, i sogni di Perec tra il 1968 e il 1972.
Odio Perec perché non è possibile prenderlo in castagna. Ti frega già dalla citazione di controcopertina: “poiché io penso che il reale non sia per nulla reale come potrei credere che i sogni sono sogni”. E questi, come lui stesso rileva, non sono semplici sogni. Sono sogni troppo sognati, troppo riletti e troppo scritti. E comunque sono splendidi testi, romanzi di poche righe, vite senza istruzioni. Ecco: le istruzioni (le note esplicative del bravissimo traduttore Fernando Amigoni) vi consiglio di non leggerle durante la lettura del testo. Leggetele alla fine. Fatevi innanzitutto prendere dal vortice delle parole di Perec che, come grappoli di note, quasi come l’Arabesque di Debussy, chiudono tutti gli spazi della mente. Leggete un sogno di Perec e, immediatamente, siete nel sogno. Aprite gli occhi e siete Perec. E Perec non è voi, ma il sogno di voi stessi, con le deformazioni oniriche classiche, tutte al posto giusto. Sarete più alti, più bassi, più grassi. Che bocca grande avrete! Che intellettuali e che amanti sarete!
Protagonisti di avventure, ma in termini non soggettivi, bensì oggettivi. Scorrerete sulle rotaie poggiate dal sognatore e, felici come bambini al primo viaggio in treno, mirerete il paesaggio dal finestrino che ogni tanto appannerete con l’alito per scrivervi sopra il vostro nome, a futura memoria dei prossimi viaggiatori. Intanto Perec, molto più bambino di voi, assiste al vostro viaggio e ogni tanto spegne l’interruttore, ferma il trenino, cambia la direzione, sposta i vagoni, modifica il paesaggio.
Così, ignari di essere diventati una parola delle sue parole, ripartirete sulla giostra del favoloso mondo di Perec.

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