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Racconti

La fiaba del seme e la nuvola

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Lui, solitario e cieco, era un piccolo seme.
Un giorno,L chissà come, cadde a terra. Il sole caldo gli faceva provare la paura di morire.
Fu così, mentre si spegneva, che incontrò lei, bianca e ricolma di vita: una splendente nuvola.
Il cielo era il suo mondo, i venti le sue strade. Quasi per caso, ascoltò il lamento del piccolo seme. Lo vide indifeso sotto i raggi del sole, si intenerì arrestando il suo cammino per fargli ombra
«Chi sei tu, piccino, che ti disperi tanto?»
«Non so chi sono e perché mi trovo qui, io ho solo tanta paura».
Lei, allora, gli regalò, come una carezza, alcune gocce dell’acqua che trasportava.
Che gioia! Quel fresco nutrimento spense il panico in lui.
«Con il tuo aiuto mi stai facendo vivere!»
«Certo piccolo e, non preoccuparti, te ne darò ancora e ancora…»
Il seme divenne sempre più forte, la nuova energia gli permise di rompere la dura corazza che lo conteneva. Finalmente aprì gli occhi e vide la sua nuvola, gli parve un sogno meraviglioso.
Lui, dentro di sé, portava un disegno da realizzare. Iniziò a mettere radici nella terra ammorbidita.
«O cara nuvola, guarda cosa riesco a fare»
«Continua piccolo, devi compiere il tuo destino»
«Prima proverò a raggiungerti per toccarti»
Mentre lui cresceva, lei proseguiva a nutrirlo, goccia dopo goccia, con delicatezza e amore. S’innalzò verso il cielo, mise radici più forti e poi foglie e rami e ancora foglie, su, sempre più su.
«Sto arrivando, nuvola, voglio abbracciarti»
«Ti aspetto, io esisto solo per te».
Ormai era un albero forte, maestoso, l’immagine rigogliosa della vita. Saliva verso il cielo chiamando la sua nutrice ma, quando arrivò, lei non vi era più.
«Nuvola, nuvola mia, dove sei? Perché non ti trovo ora che giungo sino a te?»
«Sono sempre qua con te, ancor più vicino»
«Dove? Io non ti vedo più!»
«Non puoi. Per amore, dandoti tutta l’acqua che avevo, ho consumato la mia vita ma, ora, sono del tutto dentro di te. Non mi vedrai mai più, ma sentirai per sempre la mia voce».

Così, da tempo lontano, semi e nuvole si innamorano, permettendoci di vivere nei paesaggi più belli del pianeta, effetto del loro rinnovato amore.

DIEGO C. de la VEGA

… l’ex-moglie (probabilmente l’ultima) lo definisce “un delinquenteeeee!”. I più non lo reggono oltre gli 11 minuti, ma per i pochi che hanno sopportato con benevolenza i suoi difetti: De la Vega è una persona d’oro! Ha vissuto dividendosi tra Madrid, l’ex Repubblica di Genova per approdare a colonizzare, attualmente, il sub-Piemonte. Autentico fantasista, ha svolto innumerevoli attività. Filoenologo, musicista, cuoco-pop, musicoterapeuta pentito, ex politico in erba, sartina-smart, giusperito incompiuto, lobbysta, elettricista, falegname, idraulico, appassionato d’arte contemporanea, genio dell’informatica fai-da-te. Ama la musica antica e le opere di Philip Glass saltando a piè pari tutto l’800 che trova disgustoso. Un uomo meraviglioso se non fosse per un solo piccolo difetto: riesce a volgere tutte queste sue doti in armi letali con cui produce catastrofi inimmaginabili pur non volendo! I suoi insegnanti delle scuole elementari, capendone il valore, dopo il classico “è intelligente ma non si applica” lo promossero a un definitivo: è una Mancata Promessa! Attualmente, non volendo farsi mancare nulla, si è dato anche alla scrittura essendo stato ospitato su LaRivistaintelligente.it dalla benevolenza di Giovanna Nuvoletti, e pubblicando racconti in due antologie di Edizioni2000diciassette, grazie all’invito di Maria Pia Selvaggio che, chissà come, lo ha scoperto. .DeLaVega si chiama Diego e non è uno scherzo cosi come è vero quanto detto sopra.

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