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La luce del vivere fa Natale

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Immagine da Mark Achtenderg

Non ho mai capito chi detesta il Natale e ci sfrantuma l’anima con le sue quintalate di cinismo scontato all’80%. Come se ad essere cinici si riuscisse a salvare i bambini di Aleppo o a ripulire il mondo o a lasciare Obama per altri 12 anni alla Casa Bianca. Come se davvero dichiarare guerra a Babbo Natale desse maggiore fiducia nel futuro.
Anche io vedo Aleppo. E ho il cuore dilaniato dal dolore. E vedo i poveri. E i giovani italiani disoccupati. E vedo un pericoloso periodo per questo paese che amo con il peggiore dei populisti al potere. E vedo il mio portafogli vuoto. E vedo, spesso, Dorothy stanca e desiderosa di andare. E, soprattutto non vedo piu mia madre.
Anche io non avro’ la famiglia (che amo) intorno. Non mi svegliero’ a casa di zia Elena con le mie cugine. Non mangero i “cazunciell” di castagne che mi prepara la mia amica Lina. Non avro’ un compagno da baciare sotto il vischio (vabbe pero ci sono ancora 4 giorni, mai dire mai).
Eppure amo questo periodo e vorrei che questa settimana durasse per mesi. Perche’ essere cinici non serve. Essere umani si. Fare uno sforzo maggiore per aiutare chi e’ in difficolta in questo periodo, fa Natale. Perche donare a chi aiuta i bambini ad Aleppo, fa Natale. Perche adottare un bambino a distanza, fa Natale. Perché regalare un cappotto a chi non ce l’ha, fa Natale.
Perche’ aver visto la meraviglia della notte prima della vigilia di Natale, con i pescivendoli di Mergellina che sono, da soli, la luce del vivere, fa Natale. Perche’ abbracciare qualcuno che ne ha bisogno, anche se non lo conosciamo o ci sta sul cazzo, ma solo perche ne ha bisogno, fa Natale. Perche’ avere amici, pochi o tanti, che ti offrono una spalla, ridono con te, ti accettano nonostante tu sia una sfracassapalle senza limiti, fa Natale. Perché essere a New York, anche senza soldi, anche senza famiglia, anche senza un compagno, fa Natale.
E vi diro’ di piu: non aspettate Natale perche’ sia Natale. E se non avete iniziato ieri o un mese fa ad essere umani, a provare a rendere migliore questo mondo con il vostro amore piuttosto che con il vostro inutile, rancoroso, acido e avvelenato cinismo, iniziate oggi. Perche’ ve lo assicuro, senza ombra di dubbio, che al bambino di Aleppo, o a quello in ospedale malato di cancro, o a quello ricco di park Avenue, gli occhi brillano allo stesso modo per la magia e la favola, anche se le favole sono diverse: per alcuni e’ solo continuare a vivere un minuto di piu’.
E i bambini hanno paura delle stesse cose: del vostro cinismo che vi fa pensare che nulla possa essere cambiato. Nulla possa essere migliorato. Nulla possa essere addolcito nemmeno per un momento. E, infatti, essere felici, per colpa vostra, diventa molto complicato. Ma vinciamo noi.

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ANGELA VITALIANO

In un giorno di giugno, mentre sua madre stava per lasciare l’ospedale perché “non era ancora tempo”, decise di nascere e, solo per questione di minuti, non lo fece in ascensore, dimostrando subito che sarebbe diventata una gran rompiscatole. Dopo 18 anni a Salerno, si trasferisce a Napoli per frequentare l’Istituto Universitario Orientale, dove si laurea “con lode”. Con la città e’ amore a prima vista ma anche a seconda e terza. E’ quella, infatti, la città che mette in valigia nel 2007 quando, in maniera folle e sconsiderata, si trasferisce a New York per portare a termine un progetto ambizioso: ritrovare la felicita’. Attivita’ nella quale e’ ancora impegnata a tempo pieno. Felicemente. Giornalista di “inchiostro” e “immagini” e’ grata per l’ospitalità al Mattino di Napoli, all’Espresso, alla Rai, a Gioia, a Grazia e all’Huffington Post USA (in inglese). Ha pubblicato 4 racconti in diverse antologie di autori. E’ sicura che un giorno intervisterà Michelle Obama.

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