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Racconti

La Piccola Fiammiferaia reloaded

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La Piccola Fiammiferaia non aveva venduto nulla quella sera. Erano tutti presi da altri acquisti. Tutti, tranne lei, sarebbero presto tornati a casa, al caldo, davanti alla cena già pronta. A lei sarebbero rimasti i fiammiferi e la fame. Scelse un vicolo, si accasciò in terra e ne accese uno, di fiammifero. Guardava, ridendo, la fiamma farsi gialla e poi rossa. Le apparve una carrozza, tirata da due cavalli bai a turbodiesel. Dentro c’era Ringo Starr che suonava un rock lento. Su un si bemolle la fiamma si spense nel gelo. Un altro fiammifero, ma la luce rimaneva fioca. La Piccola Fiammiferaia guardò meglio e vide una stanza disfatta dove due corpi giovani si avvinghiavano nello spasmo dell’amore. Lei aveva i suoi capelli. Cercò di vedere meglio ma un fiocco di neve spense ogni passione. Accese un’altra fiammella. Neppure il tempo di sentire lo schiocco, e una raffica di proiettili per poco non la prese in pieno, mentre il rombo di aerei e cingoli rimbalzava sulle catapecchie. Spense subito. Si guardò attorno. Nulla era cambiato. Oltre il vicolo la gente continuava a passare tranquilla. I bambini tenevano stretti per mano le mamme e i papà, già pensando ai regali di quella notte magica. Uno, più piccolo di tutti, per un attimo si sporse nel vicolo, ma una voce adulta lo chiamò perentoria, e lui scappò via subito. Aveva ancora pochi fiammiferi, la Piccola Fiammiferaia, e nessuno a cui venderli. Si strinse di più nella sudicia sciarpa. Prese due fiammiferi insieme: erano così bagnati che non c’era più da fidarsi. L’odore di zolfo. La fiamma rossa e viva. Neppure il tempo di guardarla, e vide la canna di una pistola puntata. «Ma che razza di…» li gettò via. Altri due. Guardò la fiamma con timore. Un arcobaleno attraversato da un treno. Dietro una signora velata di nero che correva su un cavallo di pece. Rimaneva solo un fiammifero, e con quello si scaldò la dose. Prese la siringa, attenta a non farla cadere, perché nemmeno la notte di Natale trovi un cane che ti aiuti a farti un buco. Vincitore del concorso Il racconto di Natale di Ellerì

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Paolo Messina

Nasce nel 1960 a Porto d’Ischia in una sera d’aprile. Nel ‘66 la famiglia si trasferisce a Roma. Studia fino alla maturità scientifica, in uno dei più turbolenti licei della capitale negli anni compresi tra il golpe in Cile e il rapimento Moro. Qua conosce la sua compagna di banco e di avventura, Laura. Nel 1980 già lavorano entrambi, ma si accorgono che c’è solo un’estate a vent'anni, perciò comprano una moto, si licenziano e partono in un viaggio che finisce quando finiscono i soldi, tenuti nascosti in un rotolo di carta igienica. Nel 1981 grazie a un concorso fatto ai tempi del liceo Paolo ottiene un impiego presso una grande azienda di servizi a capitale statale. Comprano una piccola casa a Roma, zona Magliana, quella della banda, contando di poter tornare a Ischia appena possibile ma non è possibile. Nel 1991 mantiene la promessa di trasferirsi al mare e va in Maremma. Qui, quando non sopporta più di essere un triste impiegato in un triste ufficio di una triste azienda si licenzia. Ora è titolare di una piccola ma prestigiosa azienda nel settore enogastronomico di qualità tipica e biologica. Da quasi quarant’anni non è sposato con Laura. Paolo Messina ha scritto due raccolte di racconti, stampate in proprio da PC in poche decine di copie, e la raccolta “Interferenze Indiscrete”, tramite il sito “Il miolibro” de La Feltrinelli. ha pubblicato nel 2007 per Il Filo editore la raccolta di poesie “Baci di Arcobaleni Sbiechi”. Del 2011 pubblica su La Rivista Intelligente, di cui dal 2012 è collaboratore stabile.”

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