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Storia

La turbolenta vita della bella Maria

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Maria Larisch

…L’estate ci sorprese, piombando sullo Starnbergersee
Con un rovescio di pioggia; ci fermammo sotto il colonnato,
E avanzammo nel sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo per un’ora.
‘Bin gar keine Russin, stamm’aus Litauen, echt deutsch’ (non sono affatto russa, sono lituana, una vera tedesca).
E da bimbi, quando si stava dall’arciduca
Mio cugino, lui mi condusse fuori su una slitta
E io presi uno spavento. Mi disse: Marie,
Marie, tienti forte. E ce ne andammo giú.
Sulle montagne ci si sente liberi.
Io leggo, gran parte della notte, e d’inverno vado al Sud…”

Nella ‘Terra desolata’ (‘The Waste Land’,1920) T.S. Eliot tratteggia mirabilmente un personaggio-tipo quale ‘correlativo oggettivo’ della crisi senza rimedio della aristocrazia centroeuropea che avrebbe portato alle catastrofi rivoluzionarie del XX secolo: questi è la bella contessa Maria Larisch, personaggio controverso e fascinoso, che fu coinvolta nella tragedia di Mayerling, perché amica e confidente di Maria Vetsera (trovata morta in circostanze misteriose accanto al Principe Rodolfo d’Asburgo), e di conseguenza emarginata dalla corte, a partire dalla imperatrice ‘Sissi‘, sua zia e protettrice, che da quel momento non la volle più frequentare.
Maria Larisch scrisse allora in inglese una autobiografia (‘My Past’,1913) per mettere in luce ciò che accadeva dietro le quinte del mondo imperiale: matrimoni calcolati e forzati, disgusti tra coniugi, sopraffazioni, disamori, dissipazioni di denaro, astuti calcoli di società, e certo non da ultima una dirompente vena di follia dissolutrice.
Dal fondo – romantico nei tedeschi, più morboso negli austriaci – la Larisch racconta la pazzia visionaria di Ludwig, morto suicida (?) nel lago di Starnberg, gli impulsi “da bestia“ del fratello Otto, ed altre irrimediabili demenze, oltre alla deriva anoressica e molto poetica di Sissi, innamorata della bellezza, ma insofferente dei propri figli.
‘My Past’ ebbe così la fortuna dei libri ‘scandalosi’, ritenuto com’era una sorta di ritorsione nei confronti di tutto un mondo che non la aveva mai accettata (Maria,nata nel 1858, era figlia morganatica di Luigi di Baviera e di una borghese, la cantante Henriette Mendel, che la casa reale aveva sempre respinto).
Fu sicuramente donna libera e intraprendente: dopo tre matrimoni (il conte Larisch, il cantante Brucks e l’agricoltore di origine belga Meyers), sei figli e una vita molto movimentata, Maria morì in miseria nel convento di San Servazio, a Maastricht, in Olanda, il 4 luglio 1940.

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DUCCIO TROMBADORI

Duccio Trombadori. Nato a Roma nel 1945, figlio e nipote d’arte, dal padre Antonello e dal nonno Francesco ha ereditato la passione per la politica e la pittura. Laureato in Filosofia, è stato giornalista, critico d’arte, saggista, docente di estetica alla università di Architettura di Roma. Ha iniziato a scrivere d’ arte su ‘L’Unità’ alla fine degli anni Settanta, ha continuato in seguito su ‘Rinascita’, ‘Panorama’, ‘Il Foglio’, ‘Il Giornale’, e sul Tg3. Esperto d’ arte italiana del ‘900, ha diretto una rivista d’arte (‘Quadri&Sculture’, 1993-1998) ed ha curato monografie di Mario Mafai, Francesco Trombadori, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Giulio Turcato, Renato Guttuso, Mario Schifano, Mario Ceroli. Tra il 1993 e il 2013 ha collaborato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, di cui è stato consigliere di amministrazione. E’ stato più volte consigliere di amministrazione della Quadriennale di Roma. E’ autore di un libro- intervista con Michel Foucault (1982) e di una biografia ragionata di Gino De Dominicis (2012) . Un suo libro di versi (’Illustre Amore’, 2007) è giunto finalista al Premio Viareggio. E’ pittore di piccoli paesaggi di gusto ‘novecentesco’ che ha esposto a Parigi e Roma tra il 1990 e il 2014.

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