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Poesia

Il Golem di Goebbels

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Illustrazione di Stefano Navarrini

 

Lo vedo. Si alza all’orizzonte astuto, bavoso, putrefatto. Il Golem di Goebbels.

 

Essere fatto di molti esseri urlanti, menzogna, odio mescolati nelle budella.

 

Vermi senza testa, vipere col rimmel, tumori in cravatta.

 

L’indignazione teatrale, le urla, capelli strappati.

 

Il male è sempre pronto perché dentro noi alberga.

 

Il tempio del male si erge a punta del bene.

 

Rovescia la menzogna, la chiama verità, la sputa sulla carta, nell’etere, nel web.

 

Ovunque la leggiamo, la sentiamo, nel verme enorme che baca la mela della nostra conoscenza.

 

E’ un coro di voci diverse, chi strilla, chi urla, chi ringhia, chi flauta, chi sottintende, chi insinua, chi avvelena l’acqua del pozzo. E il popolo nervoso, confuso, odiante rincorre pifferi.

 

Razionale e irrazionale, logico e illogico, vero e falso, giusto e sbagliato, buono e cattivo, morale e immondo se la giocano alla pari. Anzi, i secondi si spargono meglio, scorrono ben liquidi, si insinuano furbi negli anfratti dei cervelli, occupano cuori, annebbiano menti.

 

E la voce diventa una sola, fatta di puzza, di ferro, di buio, d’invidia, furbizia. Una voce verde marcio.

 

Autodistruggetevi, dice.

 

Umani come lemming corrono verso il bordo.

 

Io, io, piccola io riuscirò a fermarvi?

 

Noi, piccole noi?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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