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Pallosissima belinata di Jonathan Franzen

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L’ho letta sul Corriere della sera e ora il link non c’è. Meglio, vi risparmiate di leggere una articolessa intitolata “L’oppio tecnologico e il dolore della vita”. Oh mio dio come piango.

 

Poche citazioni: “la trasformazione in corso, grazie a Facebook, del significato di piacere che anziché riferirsi a uno stato mentale riflette un’azione che si esegue col mouse del computer, da sentimento ad affermazione di una scelta del consumatore”. Ma tu che ne sai? Prima osservazione puramente formale: se una frase simile mi fosse offerta da un collaboratore della Rivista Intelligente, verrebbe immediata sforbiciata dalla severa direttora, come insopportabilmente ripetitiva e ridondante. Citazione clou: “Molto probabilmente ne avete fin sopra i capelli di sentir criticare i social media da cinquantunenni scorbutici”… ma va là ragazzino!

 

Su FB c’è gente molto più vecchia di te.

 

L’atteggiamento di Franzen è tipico dei vip di ogni età, dei ricchi & famosi che si circondano di gadget tecnologici per puro feticismo, ma non hanno tempo né voglia, né bisogno, di vivere davvero nel mondo virtuale.

 

Il succo del pagatissimo elzeviro è qualcosa come: la tecnologia non dà la vera vita né il vero amore. Ahahahah ma no, ma dai, sul serio? Sono estasiata.

 

Noi webbisti comuni, noi che qui ci stiamo sul serio perchè non costa una cippa e incontriamo persone anche fantastiche, noi lo sappiamo che la vera vita e il vero amore allignano anche su FB.

 

Per una cifra più modesta sarei in grado di dimostrare questo assunto con poche ma icastiche parole.

 

Fatelo sapere al direttore del Corriere.

 

 

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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