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Poesia

Per Cortesie così Piccole

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Per Cortesie così piccole,
per un Fiore, o un Libro,
si getta il seme a sorrisi –
che fioriscono al buio.

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Li ho rubati – da un’Ape
ma la causa sei tu.
Dolce l’istanza
e quella – mi perdonò.

prato2

1035

Cara Ape, t’aspetto!
Ce lo si diceva proprio ieri
con chi ben sai
che dovevi arrivare.

Dall’altra settimana le Rane
son già sistemate, e al lavoro
gli Uccelli, quasi tutti tornati
caldo e fitto il Trifoglio.

La mia lettera sarà lì verso il venti:
rispondimi –
meglio, vola da me.
La tua mosca.

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Una lettera è gioia terrena –
agli dei non ne arrivano.

748

L’Autunno – sbirciò il mio lavoro a maglia
mi disse: “Ho Tinte
da far invidia ai Fenicotteri”
e mostramele allora.

Ho scelto uno Scarlatto – mi pareva
ti somigliasse
e per il bordo – un tono un po’ più cupo
per ricordare me.

autunno-emily

Emily è gigante. Sempre. Non solo quando parla di morte, di mente, di abissi. Emily è grande anche nei testi che io scelgo di chiamare d’occasione, scritti “con la mano sinistra”, così, solo per accompagnare un regalo: un libro, dei fiori, un lavoro a maglia. Qui è libera e tranquilla – e gioca con la propria ineguagliabile maestria. La sua grandezza esce in naturalezza. Traducendola, cercando, sfrontata, il modo di portare in italiano la sua voce, mi innamoravo anche della Emily leggera e sottile. Mi infilavo nel suo ritmo, nella sua sintassi, nella sua scelta di parole. E gridavo fra me e me “sorella mia, sei immensa anche quando scherzi” – perché la poesia non è fatta dal peso degli argomenti, ma dal profondo sapere della struttura del linguaggio.

PS non ho messo il testo a fronte, perché avrebbe appesantito la pagina. Per chi volesse cercarlo su Google, ogni poesia è preceduta dal numero che la caratterizza sui “Complete poems” a cura di Thomas J. Thompson

Traduzione e immagini dell’Autrice

GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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