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Fotografia

Per il compleanno di Primo Levi

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Foto dell'Autrice

Il 31 luglio è il compleanno di Primo Levi, e, oggi, preferisco ricordarlo con un sorriso che con le lacrime.
Un giorno, molti anni fa, fui mandata per un reportage fotografico a una conferenza, lui protagonista. Era il mio lavoro.
Andai con la mia Nikon e il mio bel tele da 200. Forse lo sapete anche voi, a volte gli obiettivi delle macchine fotografiche sanno leggere le anime, dentro, se solo si sta un po’ attenti. E io attentissima lo ero, e piena di ammirazione e amore, per un grande italiano, esempio per tutti noi.
Ora osservate bene le foto: la prima (sopra il titolo) svela e cela il suo sguardo acuto, ricco di intensità e profondità. Un uomo antico carico di saperi. La seconda, mostra un timido sorriso, quasi infantile, la mano che pudica lo copre – quasi non potesse lasciarsi andare a una, pur se piccola, gioia. La terza, è stanca, lascia riaffiorare il dolore. Cupa. Nella quarta Levi ha lo spavento negli occhi – come aspettasse di veder riapparire, in qualche angolo buio della sala, l’orrore che aveva vissuto.

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Credo quel giorno di aver guardato dentro Primo Levi. Avevo già letto i suoi libri appassionatamente, ma così, in lui, non avrei mai immaginato di poter essere. Fu gioia, fu dolore. Fu esperienza immensa di un uomo immenso. Finito il lavoro, mi fu frettolosamente presentato. Poi me ne andai, tenendomi stretta la mano ancora calda della sua. Qualche tempo dopo, quando seppi del supposto suicidio, mi crollò il cuore. Ma forse aveva le sue ragioni, nonostante il grande coraggio. Era stanco, tanto stanco.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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