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Scienza

Quando non c’erano le vaccinazioni

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L'Autrice bambina

Ai miei tempi ci vaccinavano solo contro difterite e vaiolo, e infatti non le ho prese. Non sarei qui a parlarne. Le altre malattie infantili le ho avute tutte. Una collezione pregiata. Scarlattina, varicella, orecchioni, rosolia, morbillo, tosse canina. Non credete ai novax – le ricordo come incubi. Collo gonfio, pruriti da impazzire, il respiro che manca, notti insonni, e a volte febbre con delirio. Mesi di scuola persi. Polmoniti a seguito.
Nata durante la guerra, come quasi ogni bambino d’allora, ero malnutrita e malaticcia, e virus e microbi, come mi vedevano, mi si tuffavano addosso e si facevano casa in me. Inoltre ero rachitica, e per soprammercato avevo avuto un principio di TBC. Ero uno scheletrino verdastro, con un lungo collo, sul quale spuntava un testone che finiva in un bel faccino, e due occhietti strabici. Al mare, d’estate, mi ci tenevano a lungo, dovevo respirare tanto tanto iodio, ma in costume facevo spavento.
Tutte le ho prese. La scarlattina, mi ricordo che, dopo, dovetti passare mesi in una inesistente Viareggio invernale, senza carnevale, morta, “per respirare aria di mare”. Del morbillo, mentre l’avevo, ricordo d’esser venuta a sapere che se ne moriva, mi parve logico. In fondo, la rosolia fu invece una benedizione immunitaria, perché anni più tardi il mio primo figlio la prese, e io ero incinta della terza. Mi iniettarono a ogni buon conto le gammaglobuline, e rimasi un mese senza vedere Giacomino. Non mi fece piacere. Viola nacque stupenda. Anni dopo conobbi una bimba, la cui madre aveva contratto la rosolia durante la gravidanza. Pensai di essere stata fortunata.
Fossero esistiti, ai miei tempi, i vaccini antinfluenzali, non mi sarei beccata la storica “asiatica” che provocò milioni di morti in tutto il mondo. Mi fece perdere dieci chili di peso. E mi lasciò un ricordo buio di paura.
Quando arrivarono Salk e Sabin, avevo 17 anni, credo. Due dei miei migliori amici erano stati resi storpi dalla poliomielite. Mi vaccinai di corsa.
Se penso alle mamme novax, che non vogliono accogliere a scuola un fragile bimbo guarito dalla leucemia, per non dover infliggere crudeli vaccinazioni ai propri pargoli, vorrei prenderle per la collottola e portarle a fare un viaggio nel tempo e nel mondo senza vaccini, a ficcare il naso nel dolore e nella puzza delle malattie che loro descrivono come simpatico folklore.
Mamme moderne, vegane, che la sapete lunga e non siete vaccinate, sappiate che a beccarsele da grandi, queste malattiuzze divertenti, si trasformano in mostri dentuti, provocano ricadute ferali, vi fanno rischiare vita salute bellezza, reni e polmoni, le bolle sul viso si trasformano in cicatrici indelebili – e gli orecchioni rendono sterili i maschi. E il morbillo, preso da adulti, può direttamente uccidere. Visto che a voi dei figli degli altri nulla importa, questo forse vi spaventerà.

 

[Giovanna Nuvoletti]

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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