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Teatro

Recensione milanese: Asino

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L’Asino
Drammaturgia di strada attorno all’ideale

ENSEMBLE Lodi Edizioni
Collana Oltre il Teatro

Francesco Acerbis: fotografie
Francesco Suardi: testi

Tu sei in una libreria caffè. Si chiama Gogol, in via Savona, a Milano. Appollaiata su una piccola balconata, ti pencoli sulla presentazione di un libro. Fotografi col cellulare la situazione, dall’alto. Due uomini attraenti stanno presentando il loro libro che contiene fotografie di uno spettacolo di strada, ma non scattate durante lo spettacolo, col pubblico intorno. E il libro stesso di cui si parla contiene testi che non fanno parte dello spettacolo, ma sono ispirati alle fotografie.

Dall’alto della tua postazione, produci mediocri fotografie a colori, che illustrano la proiezione di splendide fotografie in b/n, che a loro volta alludono ad uno spettacolo che non hai visto e di cui non hai la minima idea. Se questa non è metafotografia, mi mangio il telefonino. E’ anche metateatro.

Eppure è un’esperienza bellissima. Intanto, per aver scattato nella tua precedente vita di fotografa parecchie foto di scena, ricordi benissimo il senso di frustrazione che ti davano la subalternità alle luci di un altro datore, e ai movimenti di un altro regista. Invece le foto di questo libro sono libere, sono altro dalla descrizione dello spettacolo, sono nel mezzo dei gesti e delle espressioni, sono composizioni autonome. Fulmini di volti in uno spazio immenso, minaccioso e vuoto. Forse danza, forse marcia. Gioia e dolore. Parole magiche.

“Dèsordre dejoué: è così che vi hanno insegnato questo mondo, inamabile, e voi lo vivete con la rabbia di vendicarvi o difendervi. Je sais, je sais sans savoir que je serai ton prochaine capture. E’ solo per questo che sono ritornato. Una musica canta la mia sorte, und bleibet meine Freude”

Controluci e velature, suoni di trombe, danze sui trampoli, sfilate, voli, urla di ombre. Primi piani di occhi sgranati- e bellezza fisica, solenne.

Nel mare calmo si getta l’acqua fangosa e io infantile, ritorno qui. Pendant la fête, la lutte continue: ti ricordi, ti ricordi?

Che bello. Quanta vita, e mistero.

Fantastica città la mia Milano, dove può capitarti di praticare metafotografia e sperimentare metateatro, così, quasi per gioco. E di meta, in meta, vivere davvero. La mia città, dove ancora e nonostante tutto fioriscono idee potenti, e si incontrano con la capacità di creare. E vengono realizzate. Con lo sguardo al futuro.

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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