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Rimozione

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Io, negli anni venti e trenta del secolo scorso, non c’ero.Come tutti, mi sono un po’ informato, diciamo che ho studiato
L’idea che mi sono fatto, volendo per forza di cose essere sintetici, è che l’Europa fosse ancora sotto choc per la guerra che l’aveva devastata. Che la Russia era diventata da pochi anni, dopo una rivoluzione inimmaginabile, epocale, un’unione di stati d’ispirazione marxista. Che l’America si faceva più o meno i fatti suoi, ancora immersa in enormi problemi di immigrazione, alcol e gangsterismo. E che il terzo mondo non osava alzare la testa né interferire più di tanto. Gli emigranti, allora, eravamo noi.
Situazioni difficili, ma piuttosto chiare.
Non ci voleva poi tanto per capire che la Germania, umiliata dalla guerra, avrebbe cercato una pronta rivincita. E che sarebbe saltato fuori qualcuno a interpretare ciò che covava negli animi. Il destino ha voluto che questo qualcuno si chiamasse Adolf Hitler, tingendo tutto di nero e di rosso sangue per i successivi venti, venticinque anni.
Oggi tutto è diverso naturalmente, molto diverso.
Un piccolo semìno si è però insinuato da qualche tempo nella mia testa, e la pianticella che ne è germogliata cresce ogni giorno di più. La sensazione che qualcosa di terribile e inevitabile stia maturando nel mondo. Qualcosa i cui segnali sono sotto gli occhi di tutti, talmente chiari che bisogna distogliere lo sguardo per evitare di registrarli, di capire davvero.
In psichiatria è un fenomeno ben noto, si chiama rimozione. La realtà è talmente spaventosa che la mente preferisce annullarla, far finta che non esista.
Ma Donald Trump è davvero il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Ciò che sembrava impossibile, inimmaginabile qualche mese fa, è reale.
In Europa si rafforzano sempre più movimenti che hanno gettato alle ortiche secoli di pensiero politico. Nel giro di pochi anni potrebbero essere al potere fazioni totalmente irresponsabili, sull’onda dei problemi creati dall’immigrazione smodata, dal fondamentalismo islamico e da una propaganda mediatica senza più regole.
Affideremo, a causa delle problematiche legate al fenomeno della rimozione, le nostre vite e quelle delle generazioni future a totali incompetenti, pieni di rabbia e di intolleranza, pretesi rivoluzionari che in pochi mesi già dimostrano di essere più attaccati al potere di coloro che li hanno appena preceduti.
Per usare una metafora semplice ma efficace il mondo, insoddisfatto dei suoi amministratori, invece di avvicendarli con giovani politici dalle idee chiare sta optando per paracadutisti, giocatori d’azzardo, lanciatori di giavellotto. O miliardari affaristi privi di qualunque scrupolo.
Non a caso, al concetto di rimozione è legato, in psicoanalisi, quello di resistenza. Cioè il meccanismo che impedisce ai contenuti rimossi di riprendere il proprio posto, permettendo il ritorno alla coscienza.
Infatti c’è resistenza e resistenza. A volte resistere è un atto etico, dovuto, un imperativo della coscienza. A volte, al contrario, può essere la premessa per un totale disastro.

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