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Storia

Sarajevo mon amour

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Foto Paolo Messina

Non c’è più neve a Sarajevo, ma fa ancora freddo. Anche là gli uccelli sono tornati a cantare.

Sarajevo e la sua biblioteca andata in fumo con due milioni di libri: Aida, la bibliotecaria, non tornerà più indietro per salvarli.

Anni di assedio, una guerra in cui quelli che tu credevi fossero amici o buoni vicini hanno sparato anche sui più teneri dei tuoi figli; cecchini appostati sui tetti di case abbandonate, o cannoni da postazioni sicure.

 

Ha ricostruito ponti, Sarajevo, strade e mercati. Tanti ne hanno parlato, ma pochi sono davvero partiti fino a raggiungere la Milijacka infaticabile che l’attraversa; e in quegli anni, quando la città soffriva ed era davvero impervio entrarci, ancora meno quelli che tentarono.

Non ci sono viaggi comodi e voli low cost, di quelli che stai un fine settimana e scappi di nuovo credendo di aver visto tutto. È un viaggio che va pensato per svolgerlo dalla carta geografica alla strada.

Chi c’è stato quando Sarajevo soffriva e sanguinava, e chi ha saputo tornarci dopo senza spaventarsi per quelle ferite, ha detto che è una città bellissima. Possente metafora della miseria umana, della grandezza e della resurrezione di chi resiste, come una Pasqua laica dove non serve più chiedersi in quale cielo e sotto quale nome si è nascosto Dio.

Una parabola comune a tanti di noi vivi. Di noi che, nonostante tutto, della nostra solitudine abbiamo saputo farne roccaforte di gemme inestimabili.

 

Perciò siamo andati lì, io e la mia compagna a festeggiare i nostri quarant’anni, un’indovina per guida. Ci siamo stati in aprile, perché certe cose si capiscono solo ad aprile, quando uccelli e aruspici si fanno sazi di primavera.

 

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Paolo Messina

Nasce nel 1960 a Porto d’Ischia in una sera d’aprile. Nel ‘66 la famiglia si trasferisce a Roma. Studia fino alla maturità scientifica, in uno dei più turbolenti licei della capitale negli anni compresi tra il golpe in Cile e il rapimento Moro. Qua conosce la sua compagna di banco e di avventura, Laura. Nel 1980 già lavorano entrambi, ma si accorgono che c’è solo un’estate a vent'anni, perciò comprano una moto, si licenziano e partono in un viaggio che finisce quando finiscono i soldi, tenuti nascosti in un rotolo di carta igienica. Nel 1981 grazie a un concorso fatto ai tempi del liceo Paolo ottiene un impiego presso una grande azienda di servizi a capitale statale. Comprano una piccola casa a Roma, zona Magliana, quella della banda, contando di poter tornare a Ischia appena possibile ma non è possibile. Nel 1991 mantiene la promessa di trasferirsi al mare e va in Maremma. Qui, quando non sopporta più di essere un triste impiegato in un triste ufficio di una triste azienda si licenzia. Ora è titolare di una piccola ma prestigiosa azienda nel settore enogastronomico di qualità tipica e biologica. Da quasi quarant’anni non è sposato con Laura. Paolo Messina ha scritto due raccolte di racconti, stampate in proprio da PC in poche decine di copie, e la raccolta “Interferenze Indiscrete”, tramite il sito “Il miolibro” de La Feltrinelli. ha pubblicato nel 2007 per Il Filo editore la raccolta di poesie “Baci di Arcobaleni Sbiechi”. Del 2011 pubblica su La Rivista Intelligente, di cui dal 2012 è collaboratore stabile.”

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