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Sedia impagliata con limoni

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Dipinto di Renato Borsato

Erano gli anni ’70. Al piano strada del palazzo dove abitavamo, aprì una galleria d’arte. La visitammo per piacere e curiosità, nient’altro, perché erano tempi duri: sposati da poco e solo io a lavorare. Passare davanti alla galleria mi era inevitabile, così ogni giorno dedicavo un momento a contemplare. sempre lo stesso quadro, che sapeva dirmi qualcosa, non so cosa.
Era di un pittore veneziano, Renato Borsato (1927). Il proprietario della galleria aveva da tempo notato il mio interesse e un bel giorno mi fermò, proprio davanti alla grande vetrina. Era una persona che conoscevo, ma non in confidenza, fu lui ad arrivare subito al sodo: “Te lo porto sopra”. Io tacevo, esterrefatto. ” …Antò, quando puoi, mi lasci qualcosa, facendo così te lo godi subito”. Non potei dirgli di no.
Stabilimmo un prezzo, accettai le condizioni e mi portai via il mio primo quadro, che è ancora con me. Testimonia il mio desiderio continuo di cercare e, qualche volta, trovare, pace e ispirazione attraverso la vecchia sedia impagliata, vedere il mio mare, sentire forte il profumo dei limoni appena raccolti. Fa parte delle sei o sette cose che mi son portato dietro, della mia prima vita.
Quando ho scoperto, casualmente, che Borsato nel 2013 era morto, ho sofferto come fosse scomparsa una persona, che pur non conoscendo, avevo incontrato e salutato ogni giorno.

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ANTONIO QUAGLIARELLA

Pugliese del ’44, una decina d’anni in ogni provincia e, partendo da Lecce, ha emigrato nel 2003 in Lombardia. Proprio l’anno del grande caldo, con questa regione in testa per il maggior numero di anziani sopravvissuti. Sempre nel campo finanziario, ha smesso (fortunatamente) di dare consigli il 30 aprile del 2013. Servizio militare assolto con gioia e onore nei Parà, la Toscana gli entra nel cuore in quel periodo, era 1968. Non resiste per tanto tempo a niente e a nessuno, quando ha potuto farlo si muove di conseguenza, riconoscendosi il merito di saper vivere con piacere in contesti molto complessi e diversi e questo sin da bambino. Ogni volta prova la stessa sensazione di avere di fronte una vita nuova di zecca da scoprire e questo gli moltiplica le forze. Viene cooptato nel Rotary International e si merita la Paul Harris Fellow, appena prima che istituissero il numero chiuso per i terroni. Questo continuo frazionamento di vita lo porta alla convinzione che l’ultima persona vicina non potrebbe mai avere sottomano una storia completa (quasi) della sua vita. Così comincia a scrivere. Ne fa le spese, di questo fiume di inchiostro, La Rivista Intelligente e la sua “mamma” Giovanna. Essere sé stessi sempre, qualche volta anche juventino, ha un prezzo da pagare. Solo una donna sempre al suo fianco, dai tempi della migrazione e l’accoglienza, continua a fargli sconti e a dargli credito e lui l’ha legata a doppio filo alla sua vita, ormai finalmente stanziale.

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