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Sfacciato elogio dell’alcool

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Immagine di Aglaja

L’alcol è un diavoletto piccolo e insidioso da trattare coi guanti. Ed è meraviglioso – lo dico non certo da dipendente, ma da sincera e onesta estimatrice – quando trovi il giusto rapporto con lui, concedendogli di farti peccare in modo veniale.
Crimine è una cena senza vino, scelta scellerata che uccide anche il migliore dei piatti. Ma qui parliamo d’altro genere di piacere peccaminoso.
Infatti per chi non conosce lo stordimento delle droghe leggere né è affascinato dal cosiddetto sballo, il lieve stato di ebbrezza regalato da un bicchiere di buon vino o da un aperitivo corposo è sicuramente fonte di piccola felicità.
Anzi, qualcosa di più: è una sorta di allegra apertura al mondo. E’ disponibilità all’opportunità di spiccare un piccolo volo.
L’ebbrezza fluttuante regalata da un bicchiere di bollicine, per esempio, permette un sorriso al momento giusto e alla persona giusta, magari un ammiccamento negato da sobri, sblocca la timidezza che tarpa le ali, offre opportunità di rivelarsi al meglio.
Se stai parlando una lingua straniera i vocaboli si allineano scivolando uno accanto all’altro senza intoppi, se vuoi dir la tua trovi il coraggio con la giusta benevolenza, se invece vuoi solo ridimensionare una arrabbiatura, con un sorso digerisci uno sgarbo o vedi il lato comico di una situazione e la pochezza del tuo nemico, se vuoi socializzare è un buon creatore di atmosfera.
Condividere un bicchiere di vino o una birretta suggella amicizie e enfatizza scadenze importanti dell’esistenza. A volte aiuta a piangere.
Lo so, sto esprimendo un pensiero pericoloso. Ma non è proprio questo il bello? Saper camminare su un terreno insidioso, bilanciandosi per non rovinare in un capitombolo.
E’ a questo punto che il tuo io deve intervenire, non tanto (o solo) con categorie morali, ma con l’ironica saggezza necessaria a fare un passo di lato, beffando la vita dispettosa.
Assaggiato il senso di libertà perché precipitare in un abisso? Perché perdere il controllo totale? Non è bello fare un loop, una piroetta, una capriola per gustare un giro di danza, aver scintille negli occhi, senza ritrovarsi inconsci e sfatti?
Il piacere è nella consapevolezza, non nella sua perdita.
A quel punto il diavoletto sarà un cucciolo scodinzolante al nostro servizio.
Prosit

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ANDREINA SWICH

-Una Donna Turchese di A.Swich - 2009, Dalai editore-

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