Caricamento

Digita la ricerca

Società

Sono diversa da un uomo Ma da una leonessa molto di più

13.242 visite

Autoritratto di Giovanna Nuvoletti

 

Sono femmina, come un’orsa, come una leonessa. Come una gatta. Miao. Come una alligatrice. Zac.

Come una leonessa, un’orsa, una gatta ho partorito cuccioli, li ho allattati e coccolati. Diversamente dalla leonessa, continuerò ad amarli per sempre. Né avrei mai permesso, a un nuovo maschio nella tribù, di ammazzarmeli sotto il naso per far posto alla sua discendenza futura. Diversamente dall’orsa, non ho abbandonato i miei piccoli appena sono stati un poco capaci di arrangiarsi. Diversamente dalla gatta, non li ho nutriti a topolini.

Ho messo al mondo i tre figli con ebbrezza e stravedo per loro. Essere nonna di nove nipoti poi è grandioso. Ma qui dico che la mente e la coscienza sono molto più potenti che partorire e allattare, molto più significativi degli ormoni. Molto più importanti che non avere la barba. La mente nel suo terrore crea infiniti, solleva la bellezza, sfida dio.

Quindi l’essere vivente cui somiglio di più non è una leonessa, è un uomo. Come un uomo non ho coda né criniera, e difficilmente mi accade di essere fucilata da bracconieri durante safari in Africa. Come un uomo sono bipede, ho pollice opponibile, parlo, so leggere e scrivere ─ per fortuna che l’Isis non me l’ha impedito. Come un uomo sono cosciente, cosciente di essere cosciente, cosciente che morirò. L’ultimo punto è basilare. È l’abisso della condizione umana.

So anche fare fotografie, guidare la macchina, scrivere sul web. So anche mettermi le dita nel naso. Le foche non possono.

Eppure conosco molti uomini, colti, cortesi e affabili, che spesso palesano, con misogina affabilità e cortesia, l’intima convinzione che io non sia precisamente un essere umano, che io, come donna, sia qualcosa di più naturale, più intenso e spontaneo, istintivo, animalesco dei veri esseri umani. O anche divino, che è lo stesso. Uffa.

Ma non solo uomini ci trovano diverse. Conosco anche donne, colte e sapienti, che, con loro sapienza e cultura, fanno della differenza sessuale un’alta filosofia femminista cui affidare il senso del vivere. Ipostatizzano. Come se noi, per l’esser femmine, fossimo fatte di materia migliore, più metafisica e spirituale di quella che costituisce i corpi dei maschi della specie. Non è vero: fatta salva l’influenza di testosterone ed estrogeni sui comportamenti rispettivi, possiamo essere buone o cattive, stupide o geniali, spesso acide. Possiamo odiarci fra noi e disprezzarci, mica siamo sorelle? Possiamo mentire, bramare il potere, uccidere. Come gli uomini. Essere stronze come un uomo stronzo.

Ci unifica un solo fatto: essere disprezzate, odiate perché donne.

L’ immensa cultura misogina che attraversa il pianeta.

«La donna è meglio, la donna è meno, la donna è più, la donna è qui, la donna è là, la donna è giù, la donna è su, la donna è divina, la donna è un angelo, la donna è una bestia», che palle, la Donna non esiste. Non esiste neanche l’Uomo. Siamo solo tanti uomini e tante donne diversi/e.

No, non sto facendo propaganda alla teoria del gender.

Dopo un’altra donna, l’essere vivente cui somiglio di più non è una leonessa, è un uomo. Purtroppo.

Tags:
GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

  • 1

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *