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Syria Io taccio

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da Il Sole/24 Ore: “I tentativi del regime di Damasco e di Mosca di minimizzare il bilancio delle vittime stridono con le immagini dei genitori che scavano disperati tra le macerie alle ricerca dei propri figli. Le bombe non hanno risparmiato nemmeno gli ospedali. Solo martedì ne sono stati colpiti sei. Nel Ghouta manca tutto. Dai beni essenziali fino ai farmaci. L’assedio è iniziato nel 2013. Da allora, a intermittenza, il regime ha cercato di sbarazzarsi di questa spina nel fianco, troppo vicina alla capitale che si è mostrata vulnerabile ai tiri di mortaio dei ribelli”.

Parlano di aiuti umanitari – ma non li lasceranno entrare. Parlano di intervento Nato armato – ma così moriranno ancora più persone. La UE potrebbe protestare, ma sarebbe solo per farsi spernacchiare. E allora, noi tutti infinitamente colpevoli, cosa possiamo fare? Niente.

Non ho niente da dire o da proporre. Tutti sparano a tutti, tutti ammazzano i bambini di tutti. Ammazzano anche donne, vecchi, medici. Tutti ammazzano tutti. Non mi va di ammantarmi di moralistiche parole a vuoto. Di piangere per sentirmi più buona, non serve, è ipocrita.

Non ho proposte da fare. Per ora. Se non raccontarvi il mio silenzio interiore. Sono accecata dalle immagini di bimbi feriti, madri in lacrime, case in fiamme, morti di ogni età per le strade Se avete suggerimenti per azioni più utili, li aspetto. Se possibile li metterò in pratica; assieme a voi, si intende

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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