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Società

Tina, la pantera

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Tina Turner in concerto - 1997

La violenza sulle donne è un tema tra i più attuali. E accade anche a donne che paiono autonome, felici, importanti, fortunate.
La storia che mi va di raccontare, per l’occasione, viene da lontano. Anna Mae Bullock nasce a Nutbush, strano non luogo del Tennessee, alla fine degli anni trenta. Ancora ragazzina, canta e balla così bene che il già affermato musicista Ike Turner non solo la vuole con sé in duo, ma se la sposa ipso facto.
Ed ecco splendere Tina, la pantera del funky-rock, una delle artiste più sbalorditive della scena americana, capace di urlare al mondo che dalla cittadina del sud senza qualità, desolata, con tanti limiti reali e metaforici da ispirare ad Ike un pezzo epocale come “Nutbush City Limits”, i neri rivendicavano la paternità del soul e del rock con tutte le ragioni possibili. Tina cantava e ballava selvaggiamente, esprimendo una carica sensuale irresistibile, mai vista prima, una voce potentissima, e una capacità interpretativa unica – e a Ike, pian piano, non rimase che fare da sfondo, srotolando il suo tappeto di chitarre distorte e ritmi ossessivi per esaltare sempre più Lei, la Regina.
Allora nessuno sapeva che Ike, come tanti maschi che infestano il pianeta, non sopportava di essere relegato nelle retrovie. E la picchiava duro, offuscato dalla droga e dalla rabbia. Non tollerava l’idea che Tina, la sua creatura artistica, la sua sposa nella vita, stesse diventando più famosa di lui che le aveva aperto la strada del successo.
“Me ne andai senza nulla. Fu molto difficile e pericoloso farlo perché Ike era una persona violenta e a quel tempo era drogato e molto insicuro. Non avevo soldi, non avevo un posto dove andare. Ma colsi quella possibilità. Uscii dalla porta mentre stava dormendo. Lasciai l’hotel uscendo dalla parte della cucina e mi diressi verso l’autostrada. Ricordo qualcosa, correvo in autostrada, un grande camion mi veniva incontro suonando e pensai che fosse finita.”
Così ricorda, Tina Turner, il momento in cui decise di dire basta. Era il 1976 e Tina era finalmente libera: di diventare se stessa, una delle artiste più straordinarie degli ultimi cinquant’anni. Attrice, performer, scrittrice, cantante da milioni di dischi venduti. Oggi la pantera nera ha settantotto anni, ne dimostra cinquanta al massimo e ruggisce ancora. Vive in paesino della Svizzera col suo compagno, tra montagne lontane anni luce da Nutbush e dai ricordi di una battaglia aspra, dolorosa. Ma vinta, per tutte le donne.

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