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Poesia

Una telefonata di mattina

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Foto di Giovanna Nuvoletti

 

La poesia crea il mondo, lo sappiamo, ma, se la poesia che stiamo leggendo è di Anna Toscano, di mondo ne crea molto di più. Sporge improvvisa dalla carta, con oggetti di ogni giorno, luoghi carissimi o esotici, luci veneziane e volti stanchi; tutto, tira fuori di tutto, dall’universo che abita nella tasca del suo grembiule dorato. Poi spande profumi che conosci da sempre, ti prende per il gomito, ti trascina con sé.

Anna poi diventa te e scopri che ha vissuto la tua vita, te la porge lì come nuova, tutta colori e dolori. E’ chiaro che non potrebbe descrivertela non ci fosse stata dentro, lei, da sempre, lì con te, in te, a ridere le tue risa, asciugarsi le tue lacrime. Hai nostalgia dei suoi amori sconosciuti che ti scavano il petto, sapienti.

I suoi ricordi diventano tuoi, riconosci la nonna e la zia. Versi con loro il caffè nella tazzina blu. Muori giusto un poco. Bevi tocai, poti bonsai, sali con lei su un tramvai per l’Uruguay – e sei nei guai, ridendo con lei dei segreti minimi della parola. La sua rima scherza spesso, ma a volte urla, con le amiche assonanze – e te ne accorgi solo dopo.

Anna, in una sua poesia, afferma di non saper scrivere poesie lunghe. I versi in effetti sono pochi, anche corti, e piccole le parole. Ma tu puoi abitarci un giorno intero, un giorno vero, perché lei l’infinito lo sa rimestare. Per questo, ho dovuto leggerli molto lentamente, e scriverne ancora più piano.

E’ chiaro che quanto ho scritto qui sopra non possiede i crismi della critica letteraria. Con l’opera di Anna non ho armi – sono nuda – come mi auguro accadrà a voi, che senz’altro correrete a leggerle, subito.

Cominciate da questa, che è la sua poetica:

 

IO CON LE PAROLE

Io con le parole faccio cose

con le parole svuoto una stanza

con le parole compio una danza

cucino un risotto, vado al ridotto.

Con le cose faccio parole:

scelgo un baule

e lo riempio di sillabe nuove

 

Non credo questo succeda solo a me, ma a chiunque, uomo o donna che sia, abbia la fortuna di saper leggere poesia. Il più grande onore, dopo il poterla creare

 

Anna Toscano “Una telefonata di mattina”, prefazione di Valeria Viganò. Editore Tempo Libro. 78 pagine, 12 euro.

 

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GIOVANNA NUVOLETTI

Sono nata nel 1942, a Milano. In gioventù ho fatto foto per il Mondo e L’Espresso, che allora erano grandi, in bianco e nero, e attenti alla qualità delle immagini che pubblicavano. Facevo reportage, cercavo immagini serie, impegnate. Mi piaceva, ma i miei tre figli erano piccoli e potevo lavorare poco. Imparavo. Più avanti, quando i ragazzi sono stati più grandi, ho fotografato per vivere. Non ero felice di lavorare in pubblicità e beauty, dove producevo immagini commerciali, senza creatività; ma me la sono cavata. Ogni tanto, per me stessa e pochi clienti speciali, scattavo qualche foto che valeva la pena. Alla fine degli anni ’80 ho cambiato mestiere e sono diventata giornalista. Scrivevo di costume, società e divulgazione scientifica, per diversi periodici. Mi divertivo, mi impegnavo e guadagnavo bene. Ho anche fondato con soci un posto dove si faceva cultura, si beveva bene e si mangiava semplice: il circolo Pietrasanta, a Milano. Poi, credo fosse il 1999, mi è venuta una “piccolissima invalidità” di cui non ho voglia di parlare. Sono rimasta chiusa in casa per quattro/cinque anni, leggendo due libri al giorno. Nel 2005, mi sono ributtata nella vita come potevo: ho trovato un genio adorabile che mi ha insegnato a usare internet. Due giovani amici mi hanno costretta a iscrivermi a FB. Ho pubblicato due romanzi con Fazi, "Dove i gamberi d’acqua dolce non nuotano più" nel 2007 e "L’era del cinghiale rosso" nel 2008, e un ebook con RCS, "Piccolo Manuale di Misoginia" nel 2014. Nel 2011 ho fondato la Rivista che state leggendo, dove dirigo la parte artistico letteraria e dove, finalmente, unisco scrittura e fotografia, nel modo che piace a me.

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