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Un’estate fa

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Un' estate fa

«Ciao, ti ricordi di me?»
«No.»
Ma era lei, ne era certo, anche il costume era quello dell’altranno.
«Sono Marco» disse lui sorridendo.
«E io Laura, ma non ti conosco.»

Marco si avvicinò alla ragazza.
«Ciao, ti ricordi di me?»
«No.»
Ma era lei, ne era certo, anche il costume era quello dell’altranno.
«Sono Marco» disse lui sorridendo.
«E io Laura, ma non ti conosco.»
Lo stesso broncio, la stessa espressione di fastidio. Stesa sulla sdraio, sotto il sole delle due, probabilmente non era ancora riuscita a ricordare.
Lui invece era in piedi, di fianco all’ombrellone, aperto ma orientato in modo tale da non rubare alla ragazza nemmeno uno scampolo di sole.
«Tuo fratello non c’è?» domandò.
«Non ho un fratello» rispose la ragazza «E se non ti dispiace vorrei restare sola.»
Marco sorrise. Come si chiamava suo fratello? Pietro o Piero? Sbagliava sempre. Ma non gliene importava. Lui era lì per Laura.

Pensò all’anno prima, quando giocavano a inseguirsi in acqua mentre andavano verso la boa. Che poi non era una boa, era una di quelle piattaforme galleggianti su cui salire, prendere il sole, da cui tuffarsi.
Arrivava prima lui o prima lei? Non se lo ricordava. Ricordava solo il bacio che si erano dati una mattina, quando la spiaggia era ancora quasi deserta ma lui continuava a guardare verso riva per essere sicuro che nessuno li vedesse.
Poi lei aveva riso. Si era rotolata su un fianco. La piattaforma aveva oscillato e lui era caduto in acqua.
Risalendo, una mano gli era scivolata sulla superficie bagnata ed era caduto con il mento sulla piattaforma. «Ti sei fatto male?» gli aveva chiesto lei.
«No» aveva risposto passandosi le dita sotto il mento. Invece quando si era guardato la mano aveva visto che era sporca di sangue. Si era tagliato e la ferita cominciava a fargli male.
Tornarono a riva. Lei lo accompagnò in farmacia. Gli misero un cerotto.
«Accompagna tuo fratello a casa» le aveva detto la farmacista. «Per oggi è meglio che lasci perdere il mare.»
Lei non aveva detto nulla. Erano usciti ridendo, con lui che si teneva una mano sul cerotto ed erano andati a comprare una ciambella.
Sono più buone le ciambelle dolci quando in bocca hai ancora il sapore del sale.
Poi si erano lasciati. Non era più capitato che si trovassero soli sulla spiaggia o sulla boa. Quel bacio restò l’unico. L’estate finì. Tornarono a casa.

La guardò ancora. Lei non aveva più aperto gli occhi da quando gli aveva detto di non avere un fratello. Anzi, forse li aveva aperti, ma lui non lo sapeva perché si era messa gli occhiali da sole. Poi sentì una voce: «Laura».
Arrivò un ragazzo più grande, con il costume da bagno a calzoncino. Lui e Marco si guardarono, mentre lei si toglieva gli occhiali, si alzava e diceva, con una voce che non riconosceva: «Ciao, Alberto».
Li guardò mentre andavano via, verso il bar della spiaggia, di spalle. Lei non camminava più come l’anno prima. E c’era un’altra cosa che Marco, prima, non aveva notato: portava anche la parte di sopra del costume.

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Stefano Bandera

Nato nel ’63, è scrittore nella vita e cosmonauta nell’arte. Ha pubblicato una quindicina di libri per bambini e ragazzi, uno dei quali, Il primo libro dei mostri, ha anche vinto un premio. Nel suo e-book Acqua su Marte, le due anime - di scrittore e cosmonauta - si sono finalmente riunite. Non fa versi e stira le camicie mentre medita Nietzsche.

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