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Cinema

Venezia, nostalgia del festival

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Foto di Ortensia Apple

Rimane sempre un po’ di tristezza quando finisce la vita tumultuosa della mostra.

Il tempo, che per noi veneziani è sempre lento e pensoso, durante i 10 giorni di cinema ininterrotto scorre alla velocità della luce. Raccontare il festival è difficile, bisogna lasciarcisi andare: i film, la ressa, gli attori, le conferenze stampa, gli incontri con i soliti amici, gli incontri con quelli che saranno nuovi amici. Il festival unisce, diventa una sorta di villaggio, un lungo sabato dove tutti trovano il loro angolo di felicità e la possibilità di sognare, di vivere insieme ad altri sognatori.

C’erano quattro film italiani in concorso, e li ho visti tutti. Il più bello è a mio parere A bigger splash di Guadagnino, con l’istrionico Fiennes. Lui è il film: logorroico, decadente, al centro dell’attenzione. È lui a reggere tutto. Mi è piaciuto più della lacrima facile di Hopper; The Danish girl era un po’ troppo compassionevole per i miei gusti. Per amor vostro è valso la coppa Volpi a Valeria Golino, che reputo abbia salvato il film. L’attesa, di Pietro Messina, l’ho trovato troppo cupo e amaro, con una Juliette Binoche apprezzata da molti, ma che secondo me mancava di naturalezza. Recitava, si vedeva che recitava. Sul film di Bellocchio non mi esprimo per non esser cattiva e malevola.

Altre due pellicole che mi hanno colpita sono Remember, di Atom Egoyan, film sulla memoria senza memoria, e Heart of a dog, della regista, musicista, performer Laurie Anderson, un’opera piena di poesia, di immagini, della sua vita. Nel film si vive a fondo l’11 settembre, il giorno terribile in cui si fermò l’America, il mondo intero, e ogni americano conobbe la paura vera. La Anderson chiude il film con una canzone del marito scomparso, Lou Reed.

Non ho visto invece il film leone d’oro Desde Allà di Vigas, ma ho visto El clan di Trapero, e lo consiglio.

Volevo scattare una foto al maestro Alexander Sokurov, lui sorride: click! «Alexander Soku…come si pronuncia…?». Mi prende la mano e la sfiora per un bacio: «Alexandr…».

«Alessandro, your movie is beautiful, I’ve loved it». Il suo Francofonia è forse uno dei più bei film della mostra. Taccio, il baciamano mi ha fatto sognare. Mi sono allontanata volando su una nuvola.

Rimane sempre un po’ di tristezza quando finisce la vita tumultuosa della mostra. Il lido torna malinconico, gli amici di fuori tornano a casa e io rimango qua, a Venezia, la mia città morente ma sempre viva, con ancora tanta voglia di parlar di cinema e vedere cose nuove.

Ci vediamo alla 73esima edizione.

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