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Cinema

Violette, paladina dei diritti femminili

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Emmanuelle Devos e Sandrine Kiberlain in una scena del film

Francia 1945, la guerra è al termine, ma la situazione è ancora critica e la gente si arrabatta come può per sopravvivere. Violette fa mercato nero e dal suo nascondiglio segreto vende salami e formaggi per pochi franchi. Violette ha quasi quarant’anni, è povera, infelice, non bella (la bruttezza in una donna è peccato mortale, dice a se stessa), e anche nell’immediato dopo guerra la sua situazione non cambia. In casa di un conoscente trova un libro, L’invitata di Simone de Beauvoir, in cui l’autrice racconta di un ménage à trois tra un uomo e due donne. Violette rimane quasi ossessionata dalla lettura del romanzo e fa di tutto per incontrare Simone.

Martin Provost tratteggia, in un film lungo e ben dettagliato, la figura di Violette Leduc, scrittrice che ebbe il coraggio di parlare di argomenti allora scabrosi, come la sessualità femminile, l’amore tra due donne, l’aborto.

Nonostante la stima di Sartre e Jenet, Camus e Cocteau, e la pubblicazione dei suoi primi libri da parte di un editore famoso come Gallimard, la Leduc rimase sconosciuta al pubblico per lungo tempo e riuscì solo nel ’64, con il romanzo La bastarda, ad avere notorietà e successo.

Violette Leduc e Simone De Beauvoir

Violette Leduc e Simone De Beauvoir

Ma il film di Provost, che ricrea alla perfezione gli ambienti e i personaggi della stagione esistenzialista, è soprattutto il racconto dell’amicizia tra Simone e Violette, paladine dei diritti di tutte le donne eppure così diverse: l’una di famiglia alto-borghese, algida, sicura di sé; l’altra figlia illegittima di una cameriera, psicologicamente fragile e dotata di scarsa autostima.

La de Beauvoir capisce subito che in quella ragazza mal invecchiata, che l’assilla con la sua venerazione, c’è un enorme talento, e che quei manoscritti scritti di getto, senza alcuna raffinatezza stilistica hanno grande valore. E quando l’amica, di fronte all’ennesima delusione, vorrebbe gettare la spugna, la spinge a scrivere e a riscrivere, di sé, dell’infanzia difficile, degli amori proibiti, del rapporto conflittuale con la madre.

Due magnifiche attrici, Emmanuelle Devos (Violette) e Sandrine Kiberlain (Simone), per un film che è un omaggio a due donne che hanno dato voce all’emancipazione femminile.

 

 

COSTANZA FIRRAO

Nata a Bari nel 1953, è sposata e ha due figli. Vive a Milano dal 1990. Collabora negli anni ’90 alle pagine culturali di alcuni quotidiani locali ed è stata traduttrice dal francese per riviste bilingue. Ha curato vari siti e blog. E' appassionata di cinema e letteratura.

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