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Viva le Feste!

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Foto di Giovanna Nuvoletti

Adoro le feste, anche quelle religiose, di tutte le religioni del mondo. Quando viaggio visito chiese, templi, moschee, sinagoghe, piramidi inca e maya, anche perché sono i luoghi segnalati dalla Lonely Planet, escludendo i bazar dove si possono acquistare interessanti oggettini Made in China. È vero, ci sono anche i musei, ma un Caravaggio sembra essere meglio collocato dentro San Luigi dei Francesi che in una mostra, se hai l’euro da inserire nella scatoletta per illuminarlo.

Non credo negli dei, ma rispetto chi ci crede ancora, anche se per essere sincera non so come fanno a crederci. Una volta ho letto un libro di Jung (Carl Gustav) dove era spiegato come i miti principali e le feste religiose avessero la stessa antichissima origine dai rituali legati al cambio delle stagioni e ai ritmi dell’agricoltura. Da quel momento mi è diventato difficilissimo, nonostante tutt’ora mi applichi, credere nella resurrezione, nonché nella reincarnazione, nonché in tutto l’immenso campionario di regole derivanti dalla più o meno esatta interpretazione dei sacri scritti. Dev’essere così che è nata la burocrazia.

È sempre stato molto opportuno, nei paesi afflitti da sole cocente, che la carne di maiale non venisse mangiata e che le altre carni venissero private del sangue. Mentre laddove faceva freddo del maiale non si doveva (perché non si poteva) buttare nulla e si rispettava il digiuno quaresimale, dato che, divorata l’ultima salsiccia, non era rimasto più nulla in dispensa nel corso di quel mesetto prima di Pasqua, quando finalmente spuntano i primi asparagi e nascono i primi poveri agnellini. Oggi però ci sono i frigoriferi e sarebbe opportuno smettere di mangiare carne in generale, sostituendola con i ceci.

Sono sempre stata affascinata dai rituali tradizionali, soprattutto quelli non cristiani, ma per non fare la snob, un giorno voglio andare alla processione di Sant’Agata a Catania, che pare sia un delirante festone. L’anno scorso mi sono trovata per puro caso nel bel mezzo della festa di Holi in India e mi sono divertita moltissimo a farmi impiastricciare la faccia con polveri colorate, in mezzo a scimmie erranti e giovani festanti e urlanti per motivi a me ignoti. Sono stata anche accolta in un tempio a cantare e suonare in onore di Vishnu, seduta per terra con belle e gentili signore in bellissimi sari. Colgo l’occasione per ringraziarle.

Ammetto di avere sempre fatto alberi di Natale (i miei familiari dicono orrendi), perché mi piacciono le palline colorate e le luci intermittenti e presepi (anche quelli bruttarelli), perché mi piace sistemare le statuine e soprattutto le ochette e il laghetto con la carta argentata domopak. Quando ti ricapita nell’arco dell’anno di poterti dedicare ad attività tanto inutili, quanto rilassanti? Purtroppo oggi Jingle Bells mi fa venire in mente solo la coca-cola e il Natale la coda sul Lungotevere.

Ho ancora un ricordo vivissimo di quando Santa Lucia (non chiedetemi perché i miei avessero scelto Santa Lucia) fu il pretesto per riempirmi di giocattoli la stanza. Un’emozione senza paragoni possibili. Tutte queste tradizioni, un po’ magiche, un po’ assurde, simpaticamente irrazionali e fantastiche, dovrebbero poter convivere, solo per puro allegro folklore. Viva le feste, soprattutto quelle senza lista per gli invitati all’ingresso.

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