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Musica

When I was young 2

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Insomma, siamo andati da lui, lo ha tirato fuori da sotto il letto, gli ha dato una spolverata, ci ha strappato su un giro di Do e se ne è accomiatato sfilandomi il Preci ancora cellophanato.
Intontito, me lo sono portato a casa, non capivo un’acca di quale mega ciofeca mi avesse rifilato. E’ vero che mi pareva una cacca matricolata, ma ero anche convinto di non essere in grado di valutare appieno i pregi di quella lacca consunta, di quei pick-up fuori serie, di quell’ardita opera di assemblaggio e arrembaggio sonico.
In breve, mi pentii amaramente.
Faceva vomitare. Sfrigolava e non si bilocava. Mi sentivo defraudato, raggirato, preso per i corbelli. Si profilava il reato di circonvenzione di incapace e l’incapace ero io. Rivolevo indietro il Preci. Gli telefonavo dieci volte al giorno ma a casa non ce lo trovavo mai, la mamma faceva da filtro. Mi appostavo al bar dove giungeva l’eco dei suoi successi, dei suoi trionfi fuoriporta, della tournèe che si svolgeva tra Isola Liri, Mentana e Scurcola Marsicana. Uccel di bosco. Non c’era modo di beccarlo, il losco.
Ho penato sette camicie ma alla fine l’ho pizzicato tra una data e l’altra del suo denso carnet, l’ho supplicato di ridarmi il mio beneamato. Rendimi tutto quel che ti ho datooooooo!!!! Il rintronello dell’Equipe 84 mi inoculava una forza & coraggio che non sapevo di possedere.Lo squinzio mi ha fissato con sommo disprezzo. Come si fissa un pivello, un’ameba, una pappamolle: un quaquaraquà che non tiene fede alla parola data e, peggio ancora, non sa apprezzare le sfumature, le alture cui può giungere l’ingegno musicale quando un paraculo di perferia si mette a manipolare (a stereofonizzare?) uno strumento già perfetto di suo: un Gibson.
Con l’aria di sufficienza di chi scaccia da sé un’amante petulante mi ha indicato il solito letto disfatto su cui giaceva il mio Fender.L’ho afferrato e, a gambe levate, mi sono dileguato nella città che imbruniva.
Mi sono chiuso in camera e col cuore in gola l’ho collegato all’impotente ampli da 20 watt. Ho dato una polliciata al Mi e bang! me l’ha sfondato con la delicatezza di un caterpillar lanciato contro un muro di cartavelina.
Un sogno!
(continua)

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