Il pioniere della rivoluzione informatica
Di MICHELE MAGNO
Oggi è una gloria del Regno Unito. Times lo ha incluso nella lista dei cento personaggi più influenti del Novecento. Dopo una petizione popolare, nel 2009 il premier Gordon Brown si è scusato con i suoi connazionali per il martirio giudiziario che gli è stato inflitto. Su richiesta dalla comunità scientifica, nel 2013 la regina Elisabetta gli ha concesso la “grazia postuma di stato”. Stiamo parlando di Alan Mathison Turing, il pioniere della rivoluzione informatica. In “The Imitation Game”(2014), il film diretto da Morden Tyldum che lo fatto conoscere al grande pubblico, è un genio anticonformista e asociale fino ai limiti dell’autismo. Pressappoco come il Nobel per l’economia John Nash di “A Beautiful Mind” (2001). È un cliché cinematografico infallibile, confezionato su misura per la notte degli Oscar.
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Turing era chiaramente un autistico di livello 1. Ciò che viene chiamato Asperger. Come me e molte molte altre persone. Lo piangiamo
Purtroppo, per me che ci sto dentro, almeno un po’, per l’affetto e l’amicizia che mi lega a una mia cara amica con figlio autistico, è del tutto evidente che l’immagine che rendono i media di questa patologia è del tutto fuorviante. Il corpo delle famiglie con figli nello spettro autistico si trova ad affrontare difficoltà enormi, per via di ragazzi del tutto disfunzionali con comportamenti che quasi sempre sfociano nella violenza fisica. Il rimedio, ma non è il caso della mia amica, diventa imbottirli di farmaci, per tenersi buono un figlio che altrimenti mette a repentaglio la stessa tua incolumità fisica. Quello che si vede per televisione è solo fuffa, mala informazione da gettare negli occhi di chi nulla sa chi cosa c’è sotto all’autismo; ragazzi che per lo più non sono in grado di svolgere nessuna attività che possa realmente generare un reddito.